«Da questa indagine emerge uno spaccato preoccupante sulle dinamiche criminali in essere in quel territorio». Così il procuratore Giovanni Bombardieri ha definito il blitz scattato all’alba di stamane nella Piana di Gioia Tauro, che ha portato all’arresto di 12 soggetti organici alle cosche Piromalli, Molè e Pesce.

L’inchiesta nasce dall’incendio del panificio dei fratelli D’Agostino, sito a Gioia Tauro. «Emerge la difficoltà di fare impresa in questi territori con la consapevolezza di dover sottostare ad alcune dinamiche ai fini di non creare pregiudizi ad altri esercizi commerciali – ha ribadito il magistrato –. Un dato significativo certificato da una vicenda in cui ad un imprenditore del Nord vengono bruciati dei mezzi, in una mentalità che prevede che debba essere l’imprenditore a preoccuparsi di mettersi a posto prima di avviare un’iniziativa economica».

Per il capitano Andrea Barbieri, «da un lato la preoccupazione dei fratelli di capire l’origine dell’atto criminale, dall’altro la volontà imprenditoriale di andare altrove per la difficoltà riscontrate sul territorio, comunque accettate perché sanno come vanno le cose. C'è stata da parte dei fratelli anche la volontà di dare un colpo al cerchio e uno alla botte per far contenti sia i Piromalli che i Molè».

Subito dopo l’incendio, nell’agosto 2018, i titolari del panificio avrebbero sollecitato l'intervento dei boss di Rosarno, loro paese d'origine, per individuare i responsabili e risolvere la questione mediante la "messa a posto". «Sono venuti con l'intenzione di distruggere perché noi non abbiamo capito circa dieci, quindici volte… Quando quello veniva per soldi, quello, quello là, faceva lo 'sciacquino' suo!» dicevano le vittime, intercettate dai carabinieri. Dopo essere stati costretti a chiudere l'attività commerciale per diversi mesi, i due imprenditori hanno prima fatto richiesta di accesso a un fondo di solidarietà del ministero dell'Interno per le aziende colpite da attentati dolosi e poi sono stati autorizzati dalla 'ndrangheta a riaprire il panificio subendo sia l'imposizione di prezzi, orari e periodi di ferie, in modo da non danneggiare l'attività concorrente dell'arrestato Antonio Gerace, sia il pagamento del pizzo alla cosca. 

«Pagano tutti, un'offerta al Santo la fanno tutti quanti! L'offerta al Padre Eterno! Come il film il professore vesuviano, ogni mese passerà da voi un santo, e ognuno avrà il proprio Santo» dice una delle vittime, sempre intercettata, spiegando alla fidanzata come funzionano le cose a Gioia Tauro citando i dialoghi del film "Il Camorrista".