Arrestata per corruzione la dirigente regionale già responsabile per la trasparenza

NOMI-VIDEO | Dalle indagini emerso come Maria Gabriella Rizzo comunicasse all’imprenditrice di Ricadi (anche lei arrestata) informazioni non ancora divulgate riferite a bandi non pubblicati. A fronte di tali “servigi” avrebbe usufruito di soggiorni a Firenze e nel Vibonese nonché di diversi pranzi e di varie donazioni di vino

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9 ottobre 2018
11:28

Nella giornata odierna i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro hanno eseguito, nelle province di Catanzaro e Vibo Valentia, le misure cautelari personali nei confronti di una dirigente della Regione Calabria (già responsabile anti-corruzione del citato ente) e di un’imprenditrice del settore turistico attiva nel comune di Ricadi, entrambe indagate per corruzione. In particolare, all’esito delle attività investigative, nell’ambito dell’operazione denominata “E’ dovere”, sono state raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari Maria Gabriella Rizzo, di 57 anni, dirigente della Regione Calabria, in servizio presso il dipartimento “turismo, beni culturali e spettacolo” della regione Calabria e all’epoca dei fatti anche responsabile regionale per la trasparenza e la prevenzione della corruzione, e Laura miceli, di 67 anni, imprenditrice del settore turistico del litorale vibonese.

Le indagini

Le attività investigative hanno consentito di riscontrare come la dirigente regionale comunicava all’imprenditrice ricadese informazioni non ancora divulgate riferite a bandi non pubblicati e forniva alla stessa anche attività “consulenziali”. La dirigente, anche in incontri informali appositamente organizzati, prospettava all’imprenditrice l’evoluzione delle istruttorie di pubblicazione ed i contenuti di bandi regionali finanziati da fondi comunitari destinati al supporto del settore turistico-alberghiero.



In un caso (per il quale l’imprenditrice è indagata in stato di libertà anche per concorso in falso ideologico) cosciente del fatto che il villaggio turistico della miceli aveva già usufruito di un contributo cd. “de minimis” da 200 mila euro per il “miglioramento ed ampliamento delle strutture ricettive esistenti”, nelle more della pubblicazione di un ulteriore bando precluso alla Miceli, in quanto aveva già usufruito di tale tipologia di fondi, la Rizzo promuoveva la partecipazione dell’impresa, che in concreto gestisce il villaggio, riconducibile sempre alla Miceli seppure formalmente intestata a terzi.

Le attività investigative hanno, altresì, consentito di accertare che, in un caso, la dirigente regionale si sia personalmente adoperata per “accontentare” la Miceli, bisognosa di avere la liquidazione il prima possibile di un s.a.l. di oltre 130 mila euro. siccome per un errore contenuto in una scheda tecnica l’effettiva liquidazione del s.a.l. da 130mila scese a 124mila euro, la rizzo si sentì in dovere di spiegare alla Miceli che l’errore non era dipeso da lei.

I pranzi e i soggiorni

A fronte di tali “servigi” la Rizzo, unitamente ai propri famigliari, usufruiva a spese della miceli di un soggiorno di 5 giorni nel capoluogo toscano, di un soggiorno nel villaggio di Ricadi nonché beneficiava di diversi pranzi e di varie donazioni di vino.

Il concorso di un ingegnere

Nella vicenda si ipotizza il concorso con la Rizzo di un ingegnere (consulente esterno deputato al controllo dei finanziamenti erogati dalla regione al settore turistico) la cui posizione dovrà essere valutata dal giudice con riferimento alla richiesta di sospensione dall’incarico di collaboratore della regione avanzata dai pm titolari delle indagini.

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