Il Tribunale Collegiale di Palmi, presieduto da Ascioti, a latere Iacinto e Porchi, ha assolto dal reato di porto, detenzione e ricettazione di plurime armi e munizioni da guerra il gioiese Damiano Bevilacqua, 33 anni, per il quale il Pubblico Ministero aveva richiesto la condanna ad anni sette e mesi sette di reclusione.

 

All’individuazione del giovane, difeso dagli avvocati Andrea Alvaro e Domenico Ascrizzi, si era pervenuti attraverso sofisticatissime indagini scientifiche. Le armi erano state rinvenute in un terreno in Gioia Tauro, in contrada Vallomena, in un appezzamento adiacente a quello di proprietà di due soggetti gioiesi al tempo incriminati dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Quel procedimento, tuttavia, si era concluso con l’assoluzione dei due imputati da parte del gup reggino. Le indagini erano allora proseguite nel tentativo di individuare i detentori del micidiale arsenale ed erano state riaperte nel 2016 dalla Procura della Repubblica di Palmi, che aveva utilizzato nuove tecniche e metodologie per il rilevamento delle impronte digitali.

 

Tali analisi – riferisce una nota stampa - avevano portato all’incriminazione di Damiano Bevilacqua, presente sul terreno il giorno della scoperta delle armi da parte delle forze di polizia. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale sono stati escussi numerosi testimoni qualificati, che hanno operato a vario titolo alle operazioni di perquisizione e al rilevamento dai dati balistici e delle impronte digitali, con le varie comparazioni avvenute nel tempo. All’esito della conclusione del dibattimento il Pubblico Ministero, ritenendo provata la responsabilità dell’imputato, ne ha richiesto la condanna ad una pena detentiva molto rigorosa. Nel corso delle loro arringhe i difensori, avvocati Alvaro ed Ascrizzi, hanno valorizzato i limiti dell’indagine, confutando analiticamente tutti gli elementi indiziari che avevano orientato l’attenzione investigativa sul Bevilacqua. Al termine della camera di consiglio i Giudici hanno assolto il Bevilacqua dai reati a lui ascritti per non averli commessi.