Annullata l’interdittiva per il ristorante della Cittadella: «La fine di un incubo»

È quanto deciso dal Tar Toscana nei confronti della società Ristorart vincitrice della gara pubblica con la proposta “Pecco” che commenta: «Auspichiamo, come cittadini di uno Stato di diritto, che quanto accaduto a noi non si ripeta più ad altri»

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di Redazione
21 marzo 2019
16:28
Il ristorante Pecco
Il ristorante Pecco

Annullata l’interdittiva antimafia a carico della Ristorart Toscana. È quanto deciso oggi dal Tar Toscana che ha condannato altresì la Prefettura di Prato al pagamento delle spese di giudizio. Il provvedimento era stato emesso lo scorso 24 luglio proprio dal Prefetto di Prato, Rosalba Scialla, a carico dell’impresa di ristorazione, con sede in Toscana e vincitrice di una procedura di gara pubblica con la proposta “Pecco”, Piazza etica Calabria contadina, aperto al primo piano della Cittadella regionale.

 


«La sentenza di oggi del Tar Toscana - si legge in una nota della società - fa proprie le argomentazioni dei nostri legali Prof.  Saverio Sticchi Damiani e Mauro Giovannelli che non smetteremo mai di ringraziare per la loro vicinanza umana all’assurda vicenda che ci ha visti etichettati con disinvoltura, e forse non solo quella, come prestanome dei clan Arena e Nicoscia. La notizia dell’annullamento dell’interdittiva non giunge inaspettata né per noi interessati né per la quasi totalità dell’opinione pubblica che ha vissuto, insieme a noi, come un incubo la narrativa dei “non fatti” contestati e l’interpretazione delle Prefetture, ma resta, comunque, molto gradita anche, se a prevalere oggi, non è solo il successo giudiziario, bensì l’amarezza per i posti di lavoro persi in questi otto mesi e per quelli non avviati dopo la sospensione di nuove iniziative imprenditoriali che erano in partenza. Ad ognuno le più opportune riflessioni. A ciò aggiungiamo il travaglio umano e familiare perché non esiste offesa peggiore per uomini onesti di essere accostati, con leggerezza ed ingiustamente, ad ambienti mafiosi; accusa per la quale non ci si può dare pace. Abbiamo sempre creduto - continua la nota - e continuiamo a credere nelle istituzioni ma auspichiamo, come cittadini di uno Stato di diritto, che quanto accaduto a noi non si ripeta più ad altri, colpevoli solo di essere nati e di aver fatto impresa, anche, in Calabria. Un sentito grazie, infine, alla nostra grande famiglia aziendale che a testa alta, con passione, maturità ed impegno quotidiano, si è stretta insieme continuando a produrre servizi ristorativi di eccellenza e qualità riconosciuti sull’intero territorio nazionale».

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