Sono diventate tutte definitive le condanne nel processo “Alta tensione 2”. Nella serata di oggi la prima sezione della Corte di Cassazione ha infatti rigettato tutti i ricorsi presentati dagli imputati. Tranne uno. Quello dell’ex assessore comunale di Reggio Calabria, Giuseppe Plutino, per il quale è stato disposto un nuovo processo d’Appello, per il solo reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. È stato infatti parzialmente accolto il ricorso presentato dagli avvocati Andrea Alvaro e Marco Gemelli, che hanno difeso Plutino durante i tre gradi di giudizio.

La posizione dell’ex assessore

Plutino, come si ricorderà, nel grado d’Appello era stato condannato a nove anni di reclusione (18 anni in primo grado) e, in accoglimento del ricorso del pubblico ministero, gli era stata riconosciuta la piena partecipazione all’associazione mafiosa con le cosche Caridi-Borghetto-Zindato, operanti nei quartieri di Modena- San Giorgio. Era stato invece assolto dall’accusa di estorsione aggravata ai danni dell’ex consigliere Giovanni Nucera, in merito all’assunzione di Maria Cuzzola nella struttura di palazzo Campanella, facente capo proprio a Nucera. La Cuzzola, infatti, è figlia di Natale Cuzzola nonché nipote di Gino Borghetto, ritenuto dagli inquirenti il vertice della cosca Borghetto-Zindato. Per i giudici d’appello non c’erano elementi a sufficienza per decidere sulla sua responsabilità penale. Fu invece condannato per quanto concerne la tentata estorsione ai danni di Nucera. L’episodio è quello ormai famoso e relativo alla tanica di benzina che fu rinvenuta sull’auto del politico, residente nel quartiere di San Giorgio Extra, e motivato con il mancato rinnovo del contratto sempre a Maria Cuzzola nella struttura di Nucera che, nel durante il processo, per i suoi rapporti con i Condemi, fu accusato di corruzione elettorale. Ora, dunque, per l’ex assessore dell’epoca Scopelliti, grazie al lavoro degli avvocati Alvaro e Gemelli, ci sarà un nuovo processo, seppur per un singolo capo d’imputazione che, però, essendo comunque l’accusa più grave sotto il profilo del trattamento sanzionatorio, potrebbe portare – in caso di assoluzione – alla scarcerazione, in considerazione degli anni già scontati in regime di custodia cautelare. Definitiva invece la condanna – con una pena a questo punto da quantificare – per il reato di associazione mafiosa.

Gli altri imputati

Stangata, invece, per gli altri imputati del processo. Ricorsi rigettati per tutti e pene severe confermate in via definitiva: 20 anni a Domenico Condemi, 11 anni e 6 mesi per Vincenzo Rotta; 11 anni a Vincenzo Lombardo, 11 anni e 6 mesi a Rosario Calderazzo, 9 anni e 6 mesi a Leo Caridi, 10 anni a Natale Cuzzola, 9 anni e 6 mesi a Diego Quartuccio, 10 anni e 6 mesi a Giuseppe Pasquale Esposito, 2 anni ad Antonino Casili, 4 anni e 8 mesi a Natale Paolo Alampi. Erano stati invece assolti da tutte le accuse in Appello, Filippo Condemi e Diego Rosmini. Così come anche il poliziotto Bruno Doldo, assolto sia in primo che in secondo grado con formula piena dall’accusa di aver rivelato informazioni riservate alla cosca.

 

Consolato Minniti