Il professore Nuccio Ordine non c'è più. La notizia della sua morte ha raggelato la città di Cosenza che oggi piange la scomparsa di un letterato e studioso famoso nel mondo, e che solo un mese fa aveva ricevuto in Spagna il prestigioso premio “Principessa delle Asturie”. Domani l'Università della Calabria saluterà per l'ultima volta il professore nella camera ardente allestita, su richiesta della famiglia, nello University club dell'ateneo. La camera ardente sarà aperta al pubblico dalle ore 15 alle ore 24 di domenica 11 giugno. Sessantaquattro anni, nato a Diamante classe ’58, Ordine era considerato «il saggista italiano più conosciuto nel mondo» e uno degli studiosi di punta del Rinascimento e di Giordano Bruno a cui aveva dedicato scritti considerati dei classici: "La cabala dell'asino: asinità e conoscenza in Giordano Bruno" (1987), "La soglia dell'ombra: letteratura, filosofia e pittura in Giordano Bruno" (2003) e "Contro il Vangelo armato: Giordano Bruno, Ronsard e la religione" (2007).

Leggi anche

«Si studia per diventare migliori»

Ordine faceva parte di quella ristretta cerchia di intellettuali considerati colonne del pensiero moderno. In un'intervista recente aveva criticato fortemente la logica capitalistica legata all'istruzione: «Oggi si fa credere ai ragazzi che bisogna studiare per trovare un mestiere e guadagnare dei soldi, è falso. Si studia per diventare migliori».

Come cattedratico ha insegnato in atenei tra i migliori del mondo: Yale, New York University, École Normale Supérieure Paris, Paris IV: Paris-Sorbonne, Paris III Sorbonne Nouvelle, alla’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt per citarne solo alcuni ed era ordinario di di Letteratura italiana all’Università della Calabria. Collaboratore del Corsera per le pagine culturali, ha presieduto il Centro internazionale di studi telesiani, bruniani e campanelliani e ha fatto parte del comitato scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani.

Leggi anche

«Ripartiamo dall'inutile per non farci inaridire»

Non si contano le pubblicazioni e i riconoscimenti, ottenuti negli anni, che hanno reso Ordine un riferimento di altissimo livello in tutti i Paesi del mondo. Tradotto in trentadue lingue, il suo best seller “L’utilità dell’inutile” resta una delle sue pubblicazioni più note. «In questa società utilitaristica tutto ciò che non è utile si butta? - aveva spiegato in uno dei suoi interventi più provocatori -.  Allora ripartiamo dall’inutile, per non farci inaridire lo spirito» dove per "inutile" Ordine intendeva tutto ciò che è slacciato da logiche prettamente consumistiche. «Non è vero – neanche in tempo di crisi, che è utile solo ciò che produce profitto. Esistono, nelle democrazie mercantili, saperi ritenuti “inutili” che invece si rivelano di una straordinaria utilità».

In Italia ha diretto le collane dei classici per Bompiani e all’estero per Les Belles Lettres, Humanitas, Educs di Caxias do Sul, Iztok Zapad, Saint Petersburg University Press.