«Condotte causative di danno ingiusto e in violazione dei doveri di servizio e con dolo». Sono queste le contestazioni mosse dalla Procura della Corte dei Conti nei confronti di Elga Rizzo, ex direttore generale dell'ex azienda ospedaliera di Catanzaro Pugliese Ciaccio e dell'ex direttore amministrativo Vittorio Prejanò, che hanno condotto questa mattina gli uomini del nucleo economico finanziario della Guardia di Finanza ad eseguire un decreto conservativo del valore di 5 milioni di euro.

Gli accordi transattivi a vantaggio del Sant'Anna

A tanto ammonterebbe il danno provocato dai due ex manager nei confronti delle casse dell'ente sanitario. Entrambi avrebbero intrapreso una serie di accordi transattivi con la clinica privata Sant'Anna Hospital per il pagamento della fornitura di emoderivati ma a tutto svantaggio dell'azienda ospedaliera.

L'ipotesi di peculato

Il procedimento contabile prende le mosse da una inchiesta della Procura di Catanzaro che vede indagati per il reato di peculato Elga Rizzo, Vittorio Prejanò, Rosanna Frontera ex amministratrice della casa di cura privata e l'ex direttore generale Giuseppe Failla, in relazione ai medesimi fatti. Tutti sono stati rinviati a giudizi, il procedimento è in fase di dibattimento. Tuttavia, per le medesime condotte il Tribunale del Riesame non ha ritenuto di procedere al sequestro.

In pendenza di giudizio

Gli accordi transattivi, secondo quanto ricostruito, sarebbero stati avviati in pendenza di due giudizi civili dinnanzi al Tribunale ottenuti dall'azienda contro la clinica privata per ottenere le somme dovute. In un tale contesto, l'ex direttore generale Elga Rizzo, a partire dall'ottobre del 2012 avrebbe promosso la stipula di una serie di convenzioni attraverso la quale «si stabilivano compensi per le forniture del solo anno 2012 più favorevoli per il privato»; nel maggio del 2013 si «transigevano» poi i crediti pregressi e infine nel giugno 2014 un ulteriore accordo «con ulteriori vantaggi.

Cessata materia del contendere

Tali atti non erano iscritti «né al repertorio né a bilancio» si legge del decreto di sequestro emesso dal presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, che adesso dovrà passare al vaglio del Collegio. Vittorio Prejanò, in qualità di direttore amministrativo, avrebbe interloquito con l'ex direttore della clinica (Giuseppe Failla, non coinvolto nell'inchiesta contabile) per ottenere il rinvio dei giudizi civili in attesa della definizione delle transazioni, «onde consentire al Sant'Anna Hospital di beneficiare della riduzione dei debiti concessi dall'azienda».

Gli interessi abbuonati

Avrebbe autorizzato così la transazione certificando l'avvenuto pagamento degli interessi dovuti in realtà non versati, «così determinando la cessazione dei due giudizi civili intrapresi contro la clinica privata». Uno dei quali tra l'altro definito in primo grado in favore dell'ente sanitario. «Tali riduzioni dei crediti dell'azienda a favore dell'impresa privata (complessivamente pari, tra capitali ed interessi, a 5 milioni di euro) erano del tutto prive di ogni giustificazione razionale o convenienza economica, in quanto non solo l'azienda aderiva a tutte le pretese di controparte senza una reciproca rinunzia di quest'ultima a sue pretese ma finiva anche per "abbuonare" somme pacificamente dovute come gli interessi moratori».