L’inchiesta

«A Roma la politica è mafia»: gli affari di ’ndrangheta e camorra nella Capitale. Ecco i nomi dei calabresi indagati

Tra gli arrestati figli di boss e di un ex esponente della Banda della Magliana. Per il gip nel sistema c’erano anche i clan Morabito, Mancuso e Piromalli: il loro referente era un ex estremista di destra

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di Redazione Cronaca
9 luglio 2024
12:00

«Perché la politica là è la mafia, là se vai a Roma politici onorevoli tutti corrotti… perché è proprio la politica di Roma che è così». È quanto affermano, in una intercettazione citata nell'ordinanza cautelare, due indagati nella maxi indagine della Dia e di Dda della Capitale che ha portato a 18 misure cautelari. Tra gli arrestati anche Antonio Nicoletti, figlio dell'ex esponente della banda della Magliana Enrico, e Vincenzo Senese, figlio di Michele ritenuto il capo della camorra a Roma. Raggiunto da misura anche Roberto Macori, legato alla «destra eversiva romana, all'ombra di Massimo Carminati, è divenuto prima l'alter ego di Gennaro Mokbel, per poi legarsi a Michele Senese».

Tra le persone indagate anche Domitilla Strina, la figlia di Anna Betz nota come Lady Petrolio e già coinvolta in altre indagini, e l'ex calciatore Giorgio Bresciani. Il dialogo, scrive il giudice, «sintetizza in maniera esaustiva l'essenza del sistema capitolino». Un «sistema amalgamatosi nel tempo» degli interessi delle «associazioni di tipo mafioso che si muovono nell'area metropolitana capitolina. Roma - aggiunge il gip - storicamente rappresenta il punto di contatto tra imprenditori, politica e mafie».


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In tal senso significativa è una ulteriore intercettazione in cui uno degli indagati non usa mezzi termini. «Faccio quello che mi pare - afferma senza sapere di essere ascoltato dagli inquirenti -. A Roma faccio proprio la carne di porco, faccio proprio lo schifo».

Morabito, Mancuso e Piromalli, la ’ndrangheta nel sistema romano

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, Emanuela Attura, che ha firmato l'ordinanza cautelare nei confronti 18 persone accusate di riciclaggio con metodo mafioso e il sequestro per equivalente per 131 milioni di euro di beni, scrive nel dispositivo: «Le indagini, poi, hanno consentito di far emergere convergenze anche di altre strutture mafiose come il clan dei Casalesi e le cosche di 'ndrangheta Morabito, Mancuso e Piromalli. Il sistema appena delineato - e di cui si darà specifico conto nella successiva trattazione - è la sintesi, amalgamatasi nel tempo, degli interessi delle associazioni di tipo mafioso che si muovono nell'area metropolitana capitolina».

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Scrive ancora il Gip di Roma, Emanuela Attura: «L'estensione territoriale, difficilmente controllabile proprio per le dimensioni, la presenza di tutte le Istituzioni necessarie ad orientare le scelte politiche e non, l'esistenza di sacche capaci di esprimere un controllo del territorio seppur parziale e grezzo, ed al tempo stesso la storica permanenza di elementi chiave dei principali sistemi mafiosi italiani, sono tutti elementi di fatto, che hanno spinto i soggetti interessati alla ricerca di un equilibrio stabile a cui asservire gli interessi mafiosi. In questo intreccio hanno avuto un ruolo chiave non solo Antonio Nicoletti, ma anche altre figure di rilievo dell'ambiente criminale romano come Roberto Macori.

Quest'ultimo rappresenta lo snodo dell'ecletticità: maturato nella destra eversiva romana, all'ombra di Massimo Carminati, è divenuto prima l'alter ego di Gennaro Mokbel, per poi legarsi a Michele Senese. Il Macori, già riferimento dei D'Amico, è divenuto, nel tempo, il principale referente dei clan calabresi Morabito e Mancuso nella gestione degli interessi economici in quella che è l'attuale frontiera, come dimostrano le numerose indagini, di tutte le principali associazioni mafiose italiane: il settore della commercializzazione dei prodotti petroliferi all'interno delle cui dinamiche i clan napoletani hanno certamente un ruolo chiave ma che vede, come punto di snodo, proprio il sistema romano».

I calabresi indagati nell’inchiesta antimafia a Roma

Francesco Addesi, nato a Soriano Calabro (VV) l’11.01.1991;

Girolamo Audino, nato a Cittanova (RC) il 19.10.1963;

Andrea Betrò, nato a Tropea (VV) il 16.07.1983;

Antonio Cristofer Brigandì, nato a Vibo Valentia il 21.03.1993;

Sergio Gangemi, nato a Reggio Calabria il 17.08.1974;

Giuseppe Mario Grillo, nato a Mileto (VV) il 20.08.1966;

Nicolò Sfara, nato a Locri (RC) il 12.05.1994

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