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Nelle due realtà urbane più significative, Vibo e Lamezia, il centrosinistra perde. A Vibo, Costa, sostenuto anche dal centrodestra, passa al primo turno. A Lamezia, Mascaro, quasi doppia il candidato unitario del csx Sonni, e ciò, nonostante la spaccatura con l’area di Ruberto che, comunque, ha portato a casa circa il 20%. Gli esiti di alcune partite ora si decideranno al secondo turno, difficile però, che venga ribaltato il trend. Nelle due maggiori città, dobbiamo dirlo senza ipocrisia, più che i candidati, hanno perso i Ras del PD, coloro che, hanno guidato i giochi con l’autorità’ tipica più che di leader democratici, di baroni titolari delle baronie. Brunello Censore, parlamentare bersaniano ma in avvicinamento renziano, e’ uno di questi, a Vibo Valentia, c’erano tutte le condizioni per vincere, a partire dal giovane e qualificato candidato, il quale, ha pagato proprio la presenza ingombrante del deputato di Serra San Bruno storicamente indigesto alla Città di Vibo. I ben addentrati nelle vicende politiche vibonesi, infatti, avevano previsto che, Lo Schiavo, avrebbe potuto inciampare solo sulla presenza di Censore. Così è stato. Censore, da parte sua, non ha rinunciato a nessuna delle prerogative tipiche di chi si sente non parte, ma padrone del PD vibonese, impedendo, qualsiasi tentativo di mediazione con i fronti aperti alle primarie e, durante la formazione delle liste e della coalizione di sostegno a Lo Schiavo, al fine di favorire l’ascesa del giovane notaio vibonese. Censore e’ apparso più preso dall’ansia di non cedere sovranità sul territorio, piuttosto che, impegnato a favorire un progetto di rinnovamento politico e amministrativo della città di Vibo. La risposta della città e’ stata una sberla senza appello. A questo punto, il risultato appare chiaro: se sul piano elettorale la sconfitta e’ di Antonio Lo Schiavo, sul piano politico, invece, la disfatta e’ tutta sulle spalle di Censore. Schema simile a Lamezia, dove la situazione ha due variabili: 1) il numero dei Ras in campo che hanno affollato il tavolo delle decisioni; 2) la possibilità che Sonni possa tentare di invertire il trend del primo turno nella competizione del ballottaggio. Per il resto gli atteggiamenti dei notabili del PD della città del golfo, non sono diversi da quelli di Vibo, solo i nomi cambiano, dalla Senatrice Lo Moro, passando per il Presidente del Consiglio Regionale Scalzo, per finire ad una serie di figure di secondo piano, ma certamente altrettanto dannose sul piano politico per qualsiasi progetto di rinnovamento della città. Tutto ciò, è avvenuto sotto la regia impotente di Magorno che, a questo punto, dovrebbe cominciare a fare qualche scelta, se non vorrà limitarsi ad azioni meramente propagandistiche, o peggio, esercitare solo il ruolo di difensore esclusivo dell’ortodossia renziana in Calabria, un’ortodossia che, visti anche i risultati a livello nazionale, comincia a presentare non poche crepe. Ci si augura che a Vibo così come a Lamezia si riparta da Lo Schiavo o da Sonni per ricostruire il tessuto disfatto dai Ras e notabili del PD, i quali, a colpi di tesseramento gonfiato, di trasversalismo provinciale e cialtrone, di strenua auto conservazione fine a se stessa, continuano a resistere con l’esclusivo scopo di presidiare le sedi dove possono perpetuare la permanenza sulle loro poltrone, piuttosto che, caratterizzarsi per battaglie a favore del territorio. Il risultato di tutto questo è uno solo: l’affermazione di una anomala razza politica, pesante e ingombrante nei loro baronati e, invece, assolutamente insignificante e inesistente nei luoghi di decisione romana.
Pasquale Motta