Tra i santi calabresi certamente il più conosciuto risulta essere San Francesco di Paola, ma non tutti sanno che San Gennaro, vescovo e martire cristiano, venerato sia dalla Chiesa cattolica che da quella Ortodossa, patrono della città di Napoli e della Campania, la cui ricorrenza cade oggi, 19 settembre, pare sia nato nell’anno 272 a Caroniti, frazione di Joppolo, un comune di circa 2.000 abitanti sul versante tirrenico in provincia di Vibo Valentia, e non a Pozzuoli come sostiene la tradizione napoletana.
In effetti, sul luogo di nascita di san Gennaro, la questione è sempre stata controversa. Già i suoi biografi più antichi indicavano ora la città di Benevento, ora quella di Napoli, oppure omettevano qualunque indicazione, così come fanno ancora oggi i siti e le pubblicazioni ufficiali della Chiesa.
Tale ipotesi, della sua venuta al mondo in terra di Calabria, è stata dibattuta a più riprese, sia nelle sedi campane che in quelle calabresi, ed ogni qualvolta è stata posta la questione, ognuna delle parti ha, comprensibilmente, portato avanti le proprie tesi per accreditarsi le origini del santo.
Dal versante della Calabria, oltre ad una consolidata tradizione popolare ed altri segni concreti - nella frazione di Caroniti ci sono una chiesa del VI secolo ed una statua dedicate al santo - tale ipotesi troverebbe riscontro in diverse cronache antiche ed altri atti a partire dal XVII secolo. Tra questi, il più accreditato parrebbe il commento all’opera di Gabriele Barrio, “De Antiquitate et situ Calabriae”, del vescovo, teologo, giurista e filologo settecentesco Tommaso Aceti, secondo il quale San Gennaro nacque a Calositone o Calafatoni, sperduto villaggio, oggi scomparso, del Comune di Ioppolo.
La nostra, come sempre, vuole essere una disquisizione che risponde al puro gusto della ricerca fra storia e leggenda e che nulla toglie al significato religioso che san Gennaro rappresenta per i Napoletani e quanti altri lo venerano in tutto il mondo.
Quest’oggi, 19 settembre, è il giorno dell’atteso miracolo della liquefazione del sangue. E il prodigio non si è fatto attendere. Alle 10.05, infatti, il sangue si era già completamente liquefatto.
Nel duomo della città partenopea, insieme alle ossa del santo, sono custodite due antichissime ampolle contenenti il presunto sangue del santo raccolto da una donna pia di nome Eusebia subito dopo il martirio, nel 305 d.C..
Queste ampolle vengono esposte alla venerazione dei fedeli tre volte l'anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre ed il 16 dicembre; giorni cari alla tradizione religiosa partenopea in quanto in essi si può assistere al fenomeno della liquefazione, attestata per la prima volta nel 1389 come fatto già noto e considerato dalla pietà popolare un miracolo, sebbene la Chiesa non abbia mai assuto sulla questione una posizione ufficiale.