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In pieno fermento il dibattito del Pd nazionale che mai come oggi è arrivato vicino ad una possibile scissione. E la disputa in atto a livello nazionale, tra Renzi e la sinistra dem guidata da Bersani, D’Alema e Speranza, inizia ad avere ripercussioni sui vari territori. Soprattutto al Sud si è avviata, in realtà già da qualche settimana, una campagna di adesioni che punta soprattutto a rastrellare consenso tra i governatori e i loro bacini di voti. Sfruttando, magari, anche le insofferenze di alcuni di loro verso la gestione del potere targata Renzi.
E’ il caso ad esempio del governatore della Puglia Miche Emiliano, che pensa anche di candidarsi in caso di eventuale congresso, o di Vincenzo De Luca della Campania, in aperto contrasto con l’esecutivo di Renzi sulla gestione della sanità e sulla sua mancata nomina alla carica di commissario. Una situazione che ricorda assai da vicino quella in cui si trova Mario Oliverio che proprio nella sinistra dem ha le sue radici e che si è spostato verso il renzismo durante i mesi che hanno preceduto il referendum costituzionale, al quale si è schierato per il sì. Una scelta che, secondo le interpretazioni malevoli, sarebbe avvenuta proprio per arrivare alla norma inserita nella legge di stabilità, poco prima della consultazione, che rimuove l’incompatibilità tra la carica di governatore e quella di commissario al rientro dal debito sanitario. Norma che, però, non è ancora stata applicata e della quale Oliverio ha chiesto l’operatività anche in occasione del report sull’attività della sua giunta di qualche giorno addietro.
Esistono i margini per un ritorno alle origini di Mario Oliverio e i suoi? Al momento sembrano piuttosto ristretti. Intanto perché durante il discorso per il report, il governatore ha sottolineato l’importanza degli interventi del governo Renzi per lo sviluppo del Mezzogiorno. In secondo luogo perché in occasione della visita di Roberto Speranza a Reggio, avvenuta domenica scorsa, nessuno dei suoi è stato avvistato. Neanche per un saluto a Nico Stumpo.
La situazione, però, è in rapida evoluzione e le possibilità di modificare gli orientamenti sono tutte in piedi. Specie se alle trattative la sinistra dem si dovesse presentare con una cospicua dote di posti al sole alle liste per le prossime politiche. Punto verso sui cui potrebbero delinearsi i futuri equilibri calabresi.
Ed è per questo che Oliverio, almeno per il momento, ha scelto un profilo basso. Al contrario del segretario regionale Ernesto Magorno che ha rilasciato dichiarazioni assai significative all’Unità, dopo aver firmato una lettera insieme ad altri 18 segretari regionali. «La storia della sinistra italiana è costellata di divisioni e scissioni – ha detto Magorno - Mentre noi ci dividevamo altri arrivavano al potere e spesso hanno scritto pagine brutte. Credo che in questo momento, difficile per il Paese, il Pd dovrebbe discutere dei progetti da mettere in campo per dare respiro all'Italia e soprattutto al Mezzogiorno che ha bisogno di buon governo, non di una nuova Lega del Sud».
Riccardo Tripepi