Lo avessero detto a inizio campionato in pochi ci avrebbero dato peso. Anzi, si sarebbe corso il rischio di finire nella lista che comprende quei giornalisti ai quali in tanti appiccicano l'etichetta di giornalaio (attenti però, perché adesso si può essere puniti: ne sa qualcosa un calciatore condannato in Sicilia da un giudice perché quella frase, giornalaio (scritta su Facebook) rivolta a un giornalista è stata definita lesiva e diffamante). La settimana che porta al derby del Campagnano regala una tra le pagine più belle del calcio, legate al capitolo dell'imprevedibilità. Dopo sedici giornate la matricola Rende si ritrova a ridosso delle big. Avete dato uno sguardo alla classifica? Giusto per rinfrescarsi un po' le idee: Lecce, Catania, Trapani, Siracusa e subito dopo Rende. Quinto posto. Niente male, per i ragazzi terribili di Bruno Trocini i quali hanno cominciato la stagione con il solo obiettivo di arrivare alla salvezza, magari il prima possibile. Dall'altra sponda del Campagnano, invece, i proclami sotto il caldo sole di agosto erano altri: la convinzione di avere costruito una squadra che potesse lottare con le big per la promozione diretta. Ricordate? Applausi a Trinchera e Guarascio capaci di avere messo su un organico inferiore soltanto a quelli di Lecce, Catania e Trapani in rigoroso ordine di classifica. Se così fosse stato, il Cosenza oggi avrebbe dovuto essere lassù, proprio al posto dei cugini biancorossi. E invece il clamoroso fallimento sta tutto nei numeri, come sempre implacabili. Con 15 punti in 16 partite, i rossoblu viaggiano soltanto due lunghezze più su della Casertana (i campani, al momento, hanno il vantaggio dello scontro diretto avendo vinto 3-0 al Marulla), quartultima e che a oggi dovrebbe disputare il playout per la permanenza in Serie C. Altro che ritorno in Serie B.

 

La classifica dice che i favori dei pronostici stanno tutti dalla parte del Rende. Soltanto fortuna, oppure alle spalle c'è un progetto valido? Il tempo dirà ma a oggi il club biancorosso si gode la gestione oculata imposta dal presidente Fabio Coscarella il quale con risorse economiche limitate è riuscito a costruire un gruppo che sta rispettando quelle che erano le indicazioni della vigilia: una salvezza tranquilla. Al quale va aggiunto un altro aspetto che non può passare in secondo piano: i giovani che stanno emergendo in questo scorcio di stagione. E tutti di proprietà del Rende: dal difensore centrale Sanzone (ne sentiremo parlare di questo ragazzo) al centrocampista esterno Godano, entrambi classe 1997 già finiti sul taccuino di molti addetti ai lavori. Così come i nomi di Boscaglia (classe '96) ma anche di Laaribi ('93) il quale con la personalità dei predestinati si sta imponendo nel panorama professionistico dopo anni di gavetta nei dilettanti. Ed è merito del lavoro di Trocini anche il rilancio dell'esterno Blaze, mancino scuola Genoa nonché pupillo di Juric quando allenava la Primavera ligure ma che per strani giochi del destino anche lui da promessa del calcio italiano era finito nel tortuoso e ambiguo mondo dei dilettanti. Certo, il Rende non diventerà il club più ricco della galassia ma di certo potrà mettere in vetrina giovani interessanti che quanto meno, proprio grazie alle loro cessioni, andranno a portare denaro fresco nelle casse sociali. Che di questi tempi non è poco.

 

Dall'altra parte, rimanendo ai giovani, di progetti non se ne intravedono anche perché la filosofia di Guarascio non è quella di investire ma di incassare soldi dalla valorizzazione dei giovani. Non ama il rischio il presidente del Cosenza, per cui preferisce portare nelle casse del club i soldi necessari per sopravvivere di campionato in campionato. Pensate un po' se il progetto giovane fosse decollato e magari in questi anni qualche giovane della Primavera avesse avuto la possibilità di dimostrare il proprio valore con continuità in Serie C. Non solo per i possibili introiti economici da una loro eventuale cessione ma di sicuro avrebbe garantito maggiore empatia nei confronto di una squadra che ormai da un bel po' di tempo non riesce più a dare innamorare i propri tifosi. E qui non è questione né di campagna acquisti completamente sbagliata da parte del direttore sportivo, così com'è eccessivamente superficiale puntare l'indice contro gli allenatori che si sono succeduti sulla panchina dei Lupi. Evidentemente manca il progetto, quello che è alla base dei grandi risultati. Ma quelli di Guarascio puntano al galleggiamento infinito, senza inutili rischi.