Mancano ormai poche ore all'elevazione a santuario mariano della Villa della Gioia di Paravati. Una cerimonia che sarà officiata dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Attilio Nostro. L’edificio sacro e le altre realtà socio-assistenziali presenti nella grande spianata della Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” sono sorte su input di Natuzza Evolo, la mistica con le stigmate morta il primo novembre del 2009, di cui la Chiesa ha aperto il processo di beatificazione.

Abbiamo incontrato Tonino Cichello, dal 2000 al 2008 infermiere professionale di fiducia della Serva di Dio. A “sceglierlo”, mentre si trovava per motivi di lavoro a Roma, la stessa Mamma Natuzza, così come attestato prima di morire dal figlio Antonio, il “discolo” di casa Nicolace, e dai testimoni oculari Rosanna Frontera Failla, titolare della clinica Villa Sant’Anna di Catanzaro, e dal dottore Michele Carnovale

Chi era Natuzza?
«Mamma Natuzza era una monaca, una francescana. La sua legge era l’umiltà, la bontà, la povertà, l’ubbidienza fatta persona. Amava i giovani, i sacerdoti, e chiedeva a tutti di pregare per loro. Questa era Natuzza, una persona che viveva in spirito di donazione e di eroismo per gli altri e per la Chiesa. Ho avuto la grande fortuna di guardarla negli occhi da vicino. Ogni volta che stavo con lei percepivo un grande sensazione di pace». Continua a leggere su IlVibonese.it