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Mimmo Lucano è uno che parla poco. Però fa i fatti. Parla poco, ma quando lo fa è libero e pensante, diretto e amabilmente vero. Ormai ciò che la rivista americana “Fortune” ha definitivamente scritto e consacrato lo si può lasciare alle spalle. Guardare in faccia la quotidianità è una mission più importante rispetto ad un bel riconoscimento. Di Lucano, in Calabria, se n’è sempre parlato poco. Ed in fondo è giusto che sia così, perché le cose di valore per rimanere tali devono rimanere di nicchia, devono essere scoperte per caso e per interesse. E’ anche una questione di scaramanzia: ciò che la Calabria tocca e sponsorizza dopo poco o si spegne o viene arrestata.
In un’intervista rilasciata in questi giorni al quotidiano web della Locride “Riviera”, il Lucano pensiero e il Lucano uomo sono emersi in tutta la loro bellezza. In fondo, nonostante in molti adesso tessono lodi, di lui sanno poco e niente, il superfluo e non l’essenziale.
POLITICA – “Oliverio mi ha deluso. Io l’ho votato, mi immaginavo una piccola svolta. Non mi ero fatto illusioni che potesse succedere chissà che cosa, so benissimo che i cambiamenti politici richiedono molto tempo. Però speravo in un avanzamento dopo il modello Reggio che ci ha fatti vergognare un po’ tutti. Ad oggi, il presidente Oliverio ci deve delle risposte”. Una fotografia chiara della situazione politica calabrese, ineccepibile per certi versi. Ed è vero che Oliverio deve delle risposte, perché questa terra ancora è ferma e – cosa ancor più grave – non ha prospettive. “Innanzitutto perchè ha puntato su De Gaetano, nonostante il veto del governo centrale? Quali meriti speciali ha avuto? Perchè Oliverio non ha nominato uno come Gianni Speranza che a Lamezia ha dimostrato di saper gestire una realtà estremamente complicata? Perchè non fare riferimento a una persona come Ilario Ammendolia che ha dimostrato tanto al nostro territorio, sia quando è stato sindaco che quando è stato presidente dell’assemblea dei sindaci della Locride?” E incalza: “Addiritura De Gaetano verrà arrestato e chi viene nominato come assessore? Una che fa parte di questo sistema ma che hanno voluto fare apparire a tutti i costi come una paladina dell’antimafia…”
VITA PRIVATA – Il racconto a tratti è triste, ma gli ideali veri non hanno padri, madri e famiglie. Fare delle scelte a volte può costare tanto, forse troppo. “La mia famiglia non mi ha mai sostenuto. Quando mi sono candidato la prima volta, mio padre non mi ha votato. Piano piano mi sono ritrovato solo. Perchè è stato forte il mio credo. I miei familiari non sanno nemmeno che sono rientrato in questa classifica. Nell’ultimo comizio che ho fatto, mio figlio ha chiesto di prendere la parola: voleva conoscere con quali criteri vengono selezionati gli operatori che si occupano dell’accoglienza dal momento che lui era costretto ad andarsene dalla sua terra. Diceva che avrebbe votato scheda bianca. (…) Ma non avrei potuto fare altrimenti: ho solo bevuto da quell’amore che, con la forza dell’accoglienza, era stato seminato”.
IDEALISMO – “Io un potente? Non mi piace questa parola. Mi fa persino vergognare. Io non so cosa significhi autorità. Non l’ho fatto neppure perchè sono buono. La mia è una missione di sinistra. A me la proprietà privata non interessa, mi interessa il collettivo. È una spinta istintiva per me aiutare. Sono contento di essere stato utile a migliorare quello che mi circonda. Nella vita ho imparato che è molto più incisivo trovare le soluzioni costruendo, generando processi importanti, dando l’esempio.
(…) Quello che oggi più mi preoccupa, a dire il vero, non è tanto la mafia, quanto piuttosto le ombre dell’antimafia. Quest’antimafia strombazzata, funzionale solo a giustificare un disarmante vuoto politico. È da anni che siamo in attesa di una vera ricetta da parte di questa antimafia, finora solo di facciata, di professione. Non aspettiamo altro che conoscere quale sia l’azione proposta così da metterla in pratica”.
*Foto di Gianfranco Ferraro