Quando sul palco dell’ Ariston abbiamo visto Antonella Veltri, cosentina, presidente e attivista dell'Associazione D.i.Re., "Donne in Rete contro la violenza", abbiamo subito pensato a tutto quello che lei e la sua associazione fanno. Spesso nel silenzio e nella disattenzione dei più.

Sanremo è Sanremo, le canzonette vincono sempre e comunque, belle o brutte che siano. Ma Sanremo è anche denuncia, affermazione di diritti e di valori, per cui la Ferragni, che può piacere o non piacere, che forse non sa leggere come si dovrebbe e che magari in troppi hanno detto e scritto che recita peggio di una bambina dell’asilo. Ma la Ferragni nella prima serata del festival ha avuto la forza e il coraggio di portare sul palco dell’ Ariston il dramma della violenza sulle donne. Così tutti abbiamo appreso che sono un centinaio i centri D.i.Re sul territorio italiano. E che sono oltre 20.000 le donne che ogni anno vengono ascoltate e aiutate a riappropriarsi della loro vita, a ritrovare la forza della propria indipendenza, a sostenersi reciprocamente.

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Gli sportelli D.i.Re  svolgono attività riservate e gratuite di prima accoglienza telefonica e quindi in presenza, gestiscono case rifugio e case di semi autonomia.
Nella prima serata del Festival abbiamo visto Antonella con Chiara Ferragni e tre altre attiviste, Anna, Ambra e Cristina, scendere le scale dell’Ariston, accompagnate dalle note della canzone Sei bellissima di Loredana Bertè. La Ferragni, dopo lo scialle con la scritta “Pensati libera”, indossava un abito con alcune frasi sessiste che lei stessa ha ricevuto. È stato un momento emozionante e forte, forse sottovalutato dalla grande stampa nazionale che ha preferito raccontare la farsa di Blanco che sfascia il palco, perdendo il controllo nell’interpretare un copione probabilmente già scritto! Chiara Ferragni ha devoluto il compenso del Festival all' Associazione calabrese che è nota da anni in tutta Italia.

«Io sono un’attivista - ha detto Antonella Veltri sul palco - di un centro antiviolenza e presidente della rete nazione dei centri antiviolenza. Ci sono più di cento centri attivi sul territorio».  Poi Antonella è entrata nel cuore del problema: «Per vincere questo crimine è necessaria una vera e propria rivoluzione che rimuova i luoghi comuni come quelli contenuti nelle domande del tipo: perché non l’hai lasciato prima? Perché sei rimasta così a lungo con lui? Queste sono domande che rinforzano il senso di colpa, la vergogna e che fanno restare le donne nel silenzio».

Antonella è emozionata, sa che milioni di italiani l’ascoltano e la vedono, sa che deve usare parole forti e chiare per sensibilizzare gli italiani sul dramma della violenza sulle donne: «Insieme siamo più forti, è vero. E insieme abbiamo la possibilità e la responsabilità di creare una società più consapevole e pronta al cambiamento culturale necessario per vincere la violenza maschile sulle donne». 

Noi tutti sappiamo che dentro le mura domestiche accadono quotidianamente fatti drammatici di violenza; sappiamo anche che in questa Italia civile, moderna, cristiana, ogni anno in media vengono brutalmente assassinate 130 donne, che sono mogli, compagne, amanti ed ex. I lori assassini sono quasi sempre mariti ed ex mariti, amanti e compagni, tutti uomini bianchi, comunque italiani. Tacere su quello che sappiamo o vediamo è la più grave delle complicità:  «Il silenzio non è necessariamente un valore, il silenzio è anche quello in cui sopravvive la violenza», dice Antonella.

La violenza è anche quella che abbiamo visto, increduli, su quello stesso palco, pochi minuti dopo. Un messaggio brutale e inqualificabile, molto pericoloso perché lo compie un giovane artista popolarissimo fra i ragazzi. Un gesto di chi perde i lumi e va fuori controllo. 3Tra Angela Veltri e Blanco, questo Sanremo lo ha già vinto Angela. E la Ferragni, diciamolo pure.