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ROMA - Il Consiglio dei Ministri ha deciso di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge con cui è stata modificato lo statuto regionale. La Consulta sarà chiamata a valutare la legittimità della norma reintroduce la figura del “consigliere supplente” ovvero la possibilità che il consigliere regionale nominato assessore lasci lo scranno al primo dei non eletti della sua lista. Per Palazzo Chigi tale previsione contrasta con gli articoli 67 e 122 (primo comma) della Costituzione. Immediata la replica Francesco Talarico che ha preannunciato l’intenzione da parte del consiglio regionale di contrastare le osservazioni del Governo dalle modifiche apportate, in seconda lettura, nella seduta del 3 giugno scorso. “Difenderemo senza esitazioni – ha dichiarato il presidente del consiglio regionale – le nostre ragioni dinanzi la corte costituzionale”.
La difesa di Talarico. “Nella sua complessità - spiega Talarico - la riforma dello Statuto da noi responsabilmente realizzata mira a garantire il principio del normale funzionamento degli organi dell'Assemblea legislativa, atteso che la riduzione dei consiglieri regionali, da 50 ridotti a 30, comporterebbe la paralisi dei lavori delle Commissioni permanenti e di conseguenza delle stesse funzioni, costituzionalmente garantite, del Consiglio regionale nel caso in cui il Presidente della Regione dovesse nominare quali assessori soltanto membri del Consiglio stesso”.