Da una parte le terre calabresi a secco e la disperazione degli agricoltori, dall'altra le esondazioni e le città invase dall'acqua. In mezzo, temperature impazzite. Conseguenze delle attività umane, alle quali bisogna imprimere al più presto un cambio di rotta
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L’estate appena trascorsa ci ha sbattuto in faccia gli effetti della crisi climatica. Il caldo insopportabile, con un luglio che ha superato di 2,43 gradi i valori medi registrati nel trentennio 1991-2020. Il dato emerge dal recente Rapporto dell’Arpacal “Valutazione delle anomalie mensili di pioggia e temperatura da gennaio ad agosto 2024” che ha evidenziato come la colonnina di mercurio sia salita anche in mare, con valori al di sopra dei 30 gradi.
Lo studio | Caldo “bollente”, meno piogge e temperature del mare oltre i 30 gradi in Calabria: il rapporto Arpacal
Il caldo bollente da un lato, dall’altro la siccità che ha messo a dura prova – a volte, purtroppo, avendo la meglio – il lavoro di mesi di tanti agricoltori calabresi. E poi all’improvviso la pioggia, incessante, e le immagini terribili dall’Emilia Romagna, dove la gente veniva portata via dalle case su gommoni, attraverso strade cittadine diventate fiumi al pari di quei corsi d’acqua che a un certo punto non ce l’hanno fatta più a restare entro i propri argini.
Fenomeni diversi, uno stesso comun denominatore. Il nostro pianeta è in crisi, costretto a pagare lo sfruttamento brutale delle sue risorse avvenuto negli anni passati e quei comportamenti incauti, superficiali, nei confronti dell’ambiente. Senza un occhio di riguardo per il futuro, che è già il nostro presente.
La crisi climatica è la grande questione dei nostri tempi, la sfida più estrema alla quale siamo chiamati, tutti. Da subito. Perché ci sta già mostrando il suo volto più duro. La comunità scientifica aveva manifestato da tempo la sua preoccupazione, puntando il dito contro le attività umane e avvertendo che la risposta della natura non si sarebbe fatta attendere.
Ed eccola. L’impatto antropico sul pianeta si sta rivelando devastante. La concentrazione di anidride carbonica sta provocando l’innalzamento globale della temperatura che a sua volta è causa delle sempre più frequenti inondazioni, della siccità, del dissesto idrogeologico e, a catena, di malattie, crisi economiche e perdita di biodiversità.
Il diktat è invertire la rotta, prima possibile. Adottando comportamenti responsabili, puntando sulle energie rinnovabili e, soprattutto, abbandonando l’interesse esclusivo per il profitto a favore di quello per la vita di tutti.