Paola e Roberta Santelli: «Fenomeno ancora sottovalutato». L'iniziativa vincitrice di un bando della Regione e del Dipartimento Politiche Giovanili della Presidenza del Consiglio verrà portata in quattro scuole di Cosenza
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“Scelte sobrie - alcol e giovani”. Questo il titolo del progetto avviato ieri nell’auditorium “Guarasci” del liceo classico “B. Telesio” di Cosenza. Si tratta di una iniziativa della Fondazione Jole Santelli, guidata dalle sorelle Paola e Roberta, che è risultata vincitrice di un bando della Regione Calabria e del Dipartimento Politiche Giovanili della Presidenza del consiglio
Il progetto si articola in due parti: nella prima parlano gli esperti, dalla psicologa al nutrizionista, e una seconda parte in cui sono i ragazzi a porre domande ai relatori. «È un problema sociale vero che viene sottovalutato - ci spiega Paola Santelli - Oggi il range si è abbassato, già a tredici anni c’è il fenomeno del binge drinking ovvero bere di botto quattro o cinque superalcolici per avere subito lo sballo o il momento di grande euforia. Un fenomeno che rientra anche nella mentalità adolescenziale del tutto e subito. Come Fondazione abbiamo acceso i riflettori sul fenomeno che va affrontato da tutte le componenti della società perché c’è una grande facilità di reperimento degli alcolici. In Germania le regole sono più rigide, prima di darti da bere ti chiedono sempre la carta d’identità. Qui vediamo ragazzine di tredici anni con il drink in mano. Il problema più grave - conclude - è che c’è una accettazione sociale incredibile, nessuno si stupisce più nel vedere il ragazzino o la ragazzina con la bottiglia di vodka in mano».
Ancora più estrema sul punto è la sorella Roberta. «Abbiamo organizzato questo progetto perché Jole amava i giovani e amava occuparsi delle loro problematiche. Io oggi, però, mi sento di fare un appello ai genitori dei ragazzi, avendo io stessa un figlio di quindici anni. L’appello che faccio è: controllate i vostri ragazzi: con chi escono, dove vanno, cosa fanno, cosa mangiano e soprattutto cosa bevono. Dal mio punto di vista oggi i ragazzi sono fuori dal controllo dei genitori e noi dobbiamo riappropriarci di questo controllo proprio come facevano le nostre mamme e i nostri papà. Come dice anche la dottoressa Bruzzone, che ha partecipato ad un nostro progetto sui problemi della rete, i ragazzi fino a 18 anni non hanno diritto ad alcuna privacy. Dobbiamo controllare i loro cellulari, avere l’accesso a tutte le loro password e seguirli passo passo». Un compito difficile nell’era digitale dove le chat si moltiplicano ed è complicato starci dietro per gli adulti.
Ieri però sono stati protagonisti i ragazzi a cui vari esperti hanno fornito una serie di informazioni sul fenomeno dell’alcol, il cui consumo è in costante aumento fra i giovanissimi.
Il dottore Ennio Avolio, biologo nutrizionista e docente all’Unical e alla Magna Grecia, ha proiettato una serie di slide sugli effetti dell’alcol sul corpo dei ragazzi. Ha anche parlato del nesso che esiste fra anoressia ed abuso di alcol, un mix devastante per le ragazze in età adolescenziale. La psicologa Alessandra Santelli, invece, ha spiegato le sfide evolutive che portano i ragazzi a bere, per colmare quel senso di inadeguatezza quando non di infelicità che spesso accompagna questa età.
Molto centrato è stato poi l’intervento di Maria Francesca Amendola, presidente regionale club alcolici territoriali. La dottoressa ha parlato della sua lunga esperienza con le dipendenze iniziata a soli 24 anni quando si occupava di eroinomani, che spesso erano suoi amici. Oggi invece il vero allarme sociale è l’alcol. Colpa anche delle formidabili campagne di comunicazione delle grandi multinazionali del settore. Sullo schermo sono stati proiettati diversi di questi claim che hanno un filo conduttore ovvero legano il bere al divertimento, al sentirsi sicuri, al sentirsi fighi. Pubblicità di questo tipo rimbalzano ovunque, sui media ma anche come main sponsor di grandi eventi o concerti. Questo marketing massivo mette in discussione l’autonomia di pensiero, da qui l’invito della Amendola a non farsi inglobare e conservare sempre una propria visione del mondo. Un po’ l’appello che ha fatto anche Vitaliano De Salazar, commissario dell’azienda ospedaliera dell’Annunziata, che ha invitato i ragazzi ad avere sempre un progetto perché quando si ha in testa cosa fare si intuiscono subito quali sono le cose importanti e quelle da sacrificare per arrivare all’obiettivo.
Molto serrato il dibattito successivo, coordinato dalla professoressa Barbara Marchio, durante il quale i ragazzi si sono scatenati in una serie di domande sull’uso dell’alcol e le conseguenze che ne derivano.
Nelle prossime settimane il progetto verrà portato anche in altri tre istituti d’istruzione superiori: il Gioacchino da Fiore di Rende, il liceo scientifico Scorza di Cosenza e l’Industriale cittadino. L’invito ai ragazzi è sempre lo stesso: fate scelte sobrie.