Nell’estate del 2022 l’atleta cosentino aveva scoperto la malattia dopo che la moglie medico lo costrinse a fare un’ecografia. Una storia simile a quella di Francesco Acerbi: «La ricerca mi ha salvato la vita e vivo per testimoniarlo»
Tutti gli articoli di Attualità
PHOTO
Santino Spadafora, calciatore
La storia di Santo "Santino" Spadafora è una testimonianza di coraggio, resilienza e amore per la vita. Calciatore dilettante originario di Cosenza, Santino ha affrontato una battaglia che nessuno vorrebbe combattere: un tumore al testicolo. Diagnosticato nel luglio 2022, la malattia ha rappresentato un momento di profonda crisi personale, ma anche l’inizio di una straordinaria rinascita.
«Quando ho ricevuto la diagnosi, mi è crollato il mondo addosso. I primi momenti sono stati i più difficili, mi sentivo spaesato. Poi ho capito che la ricerca e la medicina avevano fatto passi da gigante e che dovevo combattere» racconta Santino negli studi di Cosenza Channel.
Una diagnosi che salva la vita
La scoperta della malattia è avvenuta grazie alla moglie di Santino, medico, che ha insistito affinché il marito si sottoponesse a un’ecografia presso l’ospedale di Cetraro. «Non volevo fare quell’esame, ma mia moglie ha insistito. Grazie a lei e al dottor Gattuso abbiamo scoperto il tumore in tempo» spiega. Dopo la diagnosi iniziale, Santino si è affidato alle cure di Nicola Nicolai, uno dei migliori specialisti italiani, a Milano.
«Il fatto di avere una diagnosi tempestiva è stato fondamentale. Voglio sottolineare l’importanza della prevenzione: un semplice controllo può salvarti la vita, come è successo a me», continua.
La chemioterapia e la lotta interiore
Il percorso di cura non è stato semplice. Santino ha affrontato cicli di chemioterapia che lo hanno messo a dura prova, sia fisicamente che mentalmente. «La chemioterapia è stata il momento più duro. Ti ritrovi solo con i tuoi pensieri, le tue paure. Ogni parola di un medico viene interpretata in mille modi, ma con il tempo impari a conviverci» ricorda.
Durante il periodo più critico, Santino si è trovato lontano dalla sua famiglia. Sua moglie era in procinto di partorire il loro primo figlio, Davide, mentre lui si trovava a Milano per le cure. «La nascita di mio figlio mi ha dato una forza incredibile. Guardandolo, mi dicevo: "Non posso mollare, devo lottare per lui"».
Anche la distanza dai genitori è stata difficile. «Non li ho visti per mesi, perché ero immunodepresso e non potevo permettermi il rischio di ammalarmi. Comunicare solo attraverso una videocamera è stato straziante» aggiunge Santino.
Il ritorno al calcio: un sogno realizzato
Nonostante le difficoltà, Santino ha sempre mantenuto viva un’immagine nella sua mente: quella di segnare di nuovo un gol. «Pensavo costantemente all’emozione di segnare, la immaginavo ogni giorno», confessa. Il suo sogno si è avverato a settembre 2023, quando è tornato in campo e ha segnato un gol decisivo all’ultimo secondo in una partita tra Brutium Cosenza e Roggiano.
«Segnare quel gol è stato indescrivibile. Ho pianto liberando tutta l’adrenalina e il dolore accumulati. È stato uno dei momenti più belli della mia vita, come se tutto il percorso fatto avesse finalmente trovato un senso» racconta con emozione.
Il messaggio di speranza
Oggi Santino gioca ancora a calcio in seconda categoria con l'Aprigliano e si dedica attivamente a sensibilizzare sull’importanza della prevenzione e della ricerca medica. «La ricerca mi ha salvato la vita. Ogni volta che posso, dono per sostenere la scienza. Se fossi nato in un’altra epoca, non sarei qui oggi», dice.
La sua esperienza è diventata un esempio per molti, soprattutto per gli uomini, spesso restii a sottoporsi a controlli medici. «Noi uomini tendiamo a sottovalutare i sintomi e a evitare i medici, ma è un errore. Basta un piccolo esame per scoprire e affrontare problemi che potrebbero diventare gravi».
La famiglia come pilastro
Un ruolo centrale nella sua guarigione è stato giocato dalla famiglia. «Mia moglie è stata fondamentale: non solo mi ha spinto a fare i controlli, ma mi ha supportato ogni giorno, traducendo per me termini medici e aiutandomi a capire la situazione» spiega Santino. Anche la nascita del figlio Davide ha rappresentato una motivazione potente: «Diventare padre ti cambia. Ti rendi conto che devi lottare per chi ti ama».
Un esempio di resilienza
La storia di Santino Spadafora è simile a quella di Francesco Acerbi, difensore della Nazionale italiana, anche lui guarito da un tumore. Come Acerbi, Santino ha dimostrato che è possibile superare la malattia e tornare più forti di prima.
«Non importa quanto sia grande la sfida, con la prevenzione, la ricerca e il supporto della famiglia si può vincere. Voglio che la mia storia sia un messaggio di speranza per tutti» conclude.
Oggi Santino Spadafora non è solo un calciatore, ma un simbolo di resilienza e determinazione. La sua storia ci insegna che, anche nei momenti più difficili, non bisogna mai mollare. Con il giusto supporto e l’attenzione alla prevenzione, è possibile superare qualsiasi ostacolo e tornare a vivere i propri sogni.