Dal riconoscimento de Il Gambero rosso al suo impegno per Forni Solidali a Roma in favore dei disabili, poi madrina di Pizza Good Connection contro le mafie (ASCOLTA L'AUDIO)
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Le sue pizze rivoluzionarie, il suo amore per la Calabria, la sua storia di mamma, i genitori morti giovani. «In questo momento mi trovo in una pizzeria a Fuscaldo. Ha aperto da poco. Si chiama Gulìo. Lavoriamo con prodotti coltivati nel nostro orto, vino e olio calabresi, diciamo che il nostro menù racconta la nostra regione».
Sabrina Bianco, trentenne di Fagnano Castello è un po’ la regina della pizza. Da quando il Gambero Rosso le ha assegnato il prestigioso e ambito titolo di "Pizzaiolo emergente" la sua vita e passione è ulteriormente cresciuta.
La storia di Sabrina nasce con la sua passione per la farina, che tratta quasi come polvere d’oro, e si nutre d’un amore viscerale per la terra di Calabria. Sin da ragazzina intraprende un lungo periodo di formazione. Scrive il giornalista Francesco Sarri: «Sabrina si è imbarcata in un ricco viaggio lungo tutta la penisola italiana, decisa ad accrescere ancor di più questa passione attraverso continui e impegnativi stage, confrontandosi con i grandi del mondo della pizza. Un periodo di stacco dalle attività ordinarie per partecipare ad eventi di formazione presso le pizzerie d’Italia più quotate assieme ai vari maestri che, negli anni, hanno aggiunto novità e fatto evolvere uno dei piatti maggiormente distintivi ed emblematici del Bel Paese».
I Forni solidali e madrina di Pizza Good Connection contro le mafie
Quindi il suo impegno nel sociale con l’iniziativa Forni Solidali a Roma, un progetto in cui si organizzano corsi di formazione per persone disabili, attività che Sabrina continua ad esercitare, seppur in forma diversa, in Calabria. Ma non solo, Sabrina Bianco è stata Madrina di Pizza Good Connection, gioco educativo organizzato da Musica contro le mafie, iniziativa che consiste nell’insegnare a studenti delle scuole medie come si prepara una pizza attraverso materie di “libera terre”, in cui vengono prodotti alimenti in terre confiscate alla mafia.
La sua formazione sul campo è veramente ricca: il corso più importante è quello sul pane e sulla pizza da ristorazione con il pizzaiolo e fornaio più famoso d’Italia: Gabriele Bonci, che Sabrina considera un vero e proprio mentore e massima fonte di ispirazione. Decide di tornare in Calabria, portando qui le sue conoscenze e le innovazioni sulla cucina e sul patrimonio gastronomico.
«Le mie pizze raccontano il territorio. Ne ho una che si chiama Dolce Calabria con ricotta, cannella, arancia, fichi secchi, e miele di fichi. Poi ne ho inserita una che si chiama La alici con alici di Fuscaldo arriganate al peperoncino, butirro e maionese al bergamotto».
Sabrina si afferma sempre più, viene apprezzata ovunque, sa uscire fuori da coro, muovendosi in pizzeria e in cucina con orgoglio e decisione: «Dove mi vedo tra qualche anno? Una bellissima domanda. Mi piacerebbe insegnare quello che so ai ragazzi, magari con qualche progetto sulla panificazione. Voglio anche continuare il mio progetto “forni solidali”».
Con lei parliamo di tutto, anche delle difficoltà che sta attraversando il mondo della ristorazione, senza personale: «Ad oggi credo che il personale scarseggi non perché esiste il reddito di cittadinanza. Il personale scarseggia perché il covid ha aperto gli occhi di tanti che lavorando nel mondo della ristorazione, grazie alla pandemia, brutto dirlo, si sono resi conto di avere una vita ed una famiglia. Gli orari nel mondo della ristorazione sono estenuanti. Chi ha figli e fa il nostro lavoro è costretto a crescerli dentro al ristorante altrimenti non li vedrebbe mai. Mio figlio ha sette anni, da quando è nato è sempre venuto con me a lavoro, i nidi chiudono alle 20:00, ma noi del settore invece iniziamo il servizio alle 20:00?».
Sabrina ha cominciato da ragazzina: «Io sono in questo mondo ormai da 15 anni, amo profondamente il mio lavoro altrimenti avrei mollato anche io, ma ho dovuto costruire tassello dopo tassello la mia vita affinché ogni pezzo combaciasse soprattutto con il mio ruolo di madre. Siamo gli ambasciatori della nostra regione, dobbiamo fare la nostra parte, il mondo della ristorazione ha bisogno di cambiamento e di brave persone disposte a tutelarci».
I momenti brutti della sua vita sono un ricordo: «Ho avuto una vita molto difficile, i miei genitori sono morti molto giovani. Molte sono state le mancanze ma nella farina ho trovato il mio rifugio, la mia rivincita. Ho imparato a non arrendermi, a credere nella mia terra, a cercare di costruire solide fondamenta per me e per il mio bambino».
Infine tutto l’orgoglio calabrese di questa straordinaria ragazza, regina in pizzeria, felicemente mamma: «In questi anni la Calabria è cresciuta tantissimo, si parla della nostra cucina in tutto il mondo ormai. Terra fatta di brave persone che stanno lavorando sodo: viticoltura, olivicoltura, formaggi, salumi, paesaggi mozzafiato, agrumeti. Amo la mia terra. Non sarei voluta nascere in nessun’altra parte del mondo. Io volevo nascere proprio qui».
Alla fine il cuoricino rosso è la sua firma più bella. Come quella sua invenzione: la pizza Dolce Calabria con ricotta, cannella, arancia, fichi secchi. Una sfida non da poco. Da provare!