Raffaele Piccolo. Chi è questo ragazzino di cui si parla tanto? Essendo minorenne (è nato a Cosenza il 21 dicembre 2008) chiediamo alla mamma di poterci parlare e di poter pubblicare la chiacchierata. Otteniamo Il numero e il permesso dalla da Luciana Laratta («Certamente. E poi sono estremamente orgogliosa di lui, mi creda»).

Così proviamo a capire chi è veramente questo ragazzo così diverso, così speciale. Lontano dai social, dalle dipendenze del telefonino (non lo usa per scattare continuamente foto.
«Intanto, dottor Laratta, la ringrazio per la possibilità che mi sta dando. Raffaele Piccolo è un normale ragazzo amante della vita e delle possibilità che la vita può offrire».

E così parliamo subito della scuola.
«Io sono al terzo anno di Liceo Scientifico all'istituto Pitagora di Rende. Sono contento del mio percorso di studi poiché riesce a darmi molte soddisfazioni, ma non sempre sono felice della scuola. Penso che la scuola debba essere un luogo dove si impara a vivere a 360 gradi. Certo sono importanti le conoscenze che la scuola ci offre, ma ahimè si trascurano elementi veramente essenziali che nelle scuole andrebbero insegnati».

Raffaele ci dice di essere amante delle materie classiche.
«Sì, e anche della letteratura italiana che è di certo quella che mi appassiona di più. Mi piacciono però anche le materie scientifiche, quali matematica e fisica. Non c'è proprio una materia che mi piace di meno, ma una delle mie sfavorite penso sia il latino, ma unicamente per il fatto che non sono molto ferrato».

Raffaele dice di essere un “ragazzo normale”. Eppure in tanti raccontano di lui come di un ragazzo speciale, fuori dal comune. Ci sarà certamente un motivo.
«Mi definisco un ragazzo normale per il semplice motivo che secondo me la mia persona dovrebbe rappresentare la normalità, anche nelle altre persone della mia età. Di certo non mi considero perfetto»

Si parla di una borsa di studi in denaro che con gli altri compagni Raffaele ha deciso di donarla ad Oncomed, un’associazione molto attiva a sostegno dei malati oncologici.
«Sì, partecipando ad un concorso assieme alla mia classe, abbiamo vinto un premio in denaro che, partendo da un mio consiglio ma con l'approvazione generale di tutta la classe, abbiamo deciso di devolvere in beneficenza. Ho proposto Oncomed perché mi sembrava giusto aiutare chi si muove attivamente sul territorio facendo veramente del bene per chi più ne ha bisogno».

Ma c’è dell’altro in Raffaele. Guardando i social si scopre che lui è presente pochissimo o quasi niente su Facebook, Instagram e altro. Non è una cosa ordinaria questa.
«Non sono un grande amante dei social, li vedo come una cosa poco utile e per niente produttiva. Sono dell'idea che possano essere molto utili ad esempio nella divulgazione di informazioni ma molte persone ne fanno un uso sbagliato e spesso spropositato che io spesso non riesco a capire, non riesco minimamente ad essere attratto al passare ore sul telefono facendo essenzialmente niente di utile per la mia persona».

La Calabria, la fuga dei giovani, il rischio spopolamento. C’è di che preoccuparsi anche per un ragazzo.
«Mi rendo conto che la situazione è veramente spaventosa, sono tantissime le persone ad oggi che decidono di andarsene per trovare lavoro all'estero. Purtroppo però non li giudico più di tanto capisco che un ragazzo con ambizioni e desideri, qui in Calabria forse può iniziare, ma di certo fa molta fatica a crescere ed affermarsi e magari a realizzare quel suo sogno che aveva sin da piccolo».

In un’epoca di guerre e odio come vive un ragazzo oggi? Con quali paure? Anche su questo Raffaele ha le idee chiare.
«La guerra mi incuriosisce moltissimo, mi chiedo ogni giorno come sia possibile che l'uomo con tutti gli esempi che ha a disposizione del passato sia ancora così stupido da dover fare la guerra. Certamente mi fa paura, forse non influisce molto sulla mia vita e quella dei miei coetanei perché ci sembra una cosa così distante e lontana, poi però inizi a guardarla attentamente studiandola nel minimo dettaglio e ti rendi conto che poi così lontana non è».

Raffaele è certamente molto maturo, segue con attenzione tutti i fatti della quotidianità. E osserva tutto quello che accade in Calabria.
«Io con la Calabria ho un rapporto di amore e odio fortissimo, la vedo come una terra bellissima ma sprecata ed abbandonata a se stessa che viene mangiata pezzo dopo pezzo da uomini che hanno l'unico obbiettivo di riempirsi le tasche».

Ma è comunque necessario capire cosa fare per questa terra.
«La mia idea è che la Calabria ha bisogno di un forte cambiamento nella mentalità di chi la abita, ma anche di chi la vede da fuori, perché spesso la Calabria è derisa e sottovalutata proprio da chi la vede da fuori. Ma evidentemente queste persone che tanto parlano della Calabria e del Sud Italia in generale, non sono mai state interessate al miglioramento di questi territori, che invece più di tutti gli altri vanno aiutati».

Con Raffaele parliamo anche di cosa sarebbe disponibile a fare un giorno per questa terra. Magari impegnandosi in politica, nelle istituzioni, per cambiare la sua città. E magari anche la Calabria.
«Aiutare la mia città o la Calabria in generale per me sarebbe un grandissimo onore, ma preferirei farlo al di fuori di tutto quello che è l'apparato politico della regione. Sono convinto che se si vuole fare la differenza ed aiutare i propri territori, non ci sia per forza bisogno di essere all'interno della politica, penso non faccia per me».

Parliamo dei grandi calabresi: poeti, filosofi, santi, scrittori ecc. Anche qui il ragazzo è netto e chiaro. E la risposta non è affatto scontata.
«San Francesco di Paola è sicuramente una figura che mi ha sempre affascinato per molte ragioni, che intrecciano spiritualità, umiltà, miracoli e un profondo impegno per i poveri e la fede cristiana. La sua dedizione ai poveri e agli oppressi, unita al rifiuto di ogni ricchezza o potere, lo ha reso un simbolo di fede autentica. Anche se non è per l'aspetto religioso che lo ammiro ma proprio per questa sua capacità di essere un uomo utile alla comunità».

Dopo il liceo cosa farà Raffaele? E poi proviamo a capire come si vede da adulto.
«Dopo il liceo continuerò il mio percorso di studi, anche se ancora non so bene in cosa, l'idea di fare ingegneria aereospaziale mi affascina parecchio, ma forse è ancora presto per dirlo. Da adulto mi vedo sempre lo stesso Raffaele o comunque un pochino meglio di quello che sono adesso, quindi vedo sempre la stessa persona solare, sicura di sé, convinta delle sue idee e che si ritiene sempre non più un ragazzo ma un adulto normale».

Prima di salutarci faccio un’ultima prova e chiedo a Raffaele quale musica ascolta.
«Sono un grande appassionato della classica musica italiana: Gianna Nannini, Mina, Domenico Modugno… ma sono anche legato alla tradizione partenopea».

Se avesse detto che le piace la Trap non gli avrei mai creduto! Non ce lo avrei mai visto in quel “sottogenere della musica rap, espressione degli ambienti sottoproletari urbani degradati e caratterizzato da testi violenti e aggressivi”.
«No, no, la Trap non fa per me. Invece il rap, quello profondo, con i testi carichi di significato e realtà, quello riesco ad apprezzarlo».

Ringrazio il giovanissimo Raffaele della bella chiacchierata. Che andrebbe studiata per capire meglio questa nuovissima generazione che sta venendo fuori, che lascia ben sperare. La mamma Luciana ci ha autorizzato a pubblicare questa chiacchierata. E lo diciamo a Raffaele.
«Sono io che la ringrazio ampiamente per la grandissima opportunità che mi sta dando. Mi ha chiesto una foto, provvedo a trovarne una che possa andare bene, altrimenti ne scatto una sul momento». E così è stato, perché Raffaele non ha nemmeno un selfie in memoria. Lui è così. Unico!