Durante l'evento a Roma, il presidente di Demoskopika ha illustrato i dettagli del volume che focalizza l’attenzione sulla eccessiva semplificazione dei messaggi che abituano l'elettore a brevi descrizioni senza approfondimento
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Presentato nella sede della Stampa Estera a Roma il nuovo libro di Raffaele Rio, presidente di Demoskopika, "OxyPolitik". L’appuntamento ha visto l’intervento di Nino Cartabellotta (presidente Fondazione Gimbe), Raoul Chiesa (Ethical Hacker) con la moderazione di Carlo Canepa (responsabile editoriale di Pagella Politica).
Una presentazione accesa, fatta di passione e professionalità, che ha creato un dibattito con gli intervenuti. OxyPolitik vuol essere una metafora sferzante e tagliente che arriva dritta al punto e che rappresenta un quadro chiaro dell’attuale situazione politico-sociale. Una critica ai politicanti, e non ai politici, che promuovono il politichese scarnificando e spogliando la politica dei suoi contenuti, trasformandola in pillole oppioidi che abituano l’elettore a brevi descrizioni senza approfondimenti.
Raffaele Rio paragona il suo libro OxyPolitik all’OxyContin (Ossicodone), un oppioide antidolorifico che ha messo in ginocchio l’America con quasi 400mila morti. Sottolineando come la casa farmaceutica, sprezzante della dipendenza e delle morti causate dall’oppioide, attraverso i medici di base, abbia puntato al guadagno così come l’OxyPolitik punta ai voti e all’autoconservazione, scarnificando al massimo la politica attraverso contenuti social sempre più semplificati, utilizzando l’oppioide social del qualunquismo.
«L’OxyPolitik è l’oppioide del politicante – dice Rio – colui il quale per cinismo, per autoconservazione, scarso senso delle istituzioni mira unicamente a conquistare il voto, immettendo sul mercato dell’informazione il qualunquismo, il pressapochismo. Il tutto utilizzando messaggi sempre più scarni» riferendosi a foto piuttosto che a contenuti che hanno oramai ucciso o anestetizzato il dibattito politico. In poche parole per il presidente di Demoskopika il politicante utilizza i social come l’OxyContin utilizzava i medici di base, evidenziando come questi siano degli amplificatori di qualunquismo.
Una delle risultanti è la permanenza di problemi già in essere, che non solo non vengono eliminati, ma tendono ad incancrenirsi e ai quali viene dedicato un capitolo preciso “La Repubblica dei mala” come la mala-vita, la mala-sanità, il mala-divario Sud/Nord. Tutte cose che a causa di questa graduale semplificazione tendono ad essere ancora più condizionanti e più pericolose. Tra questi “demoni” troviamo la ‘ndrangheta. L’OxyPolitik non è dunque un anticorpo a questi problemi, ma è un modo per evitarli, non affrontandoli concretamente, semplificandone la proposta, il linguaggio e il contrasto.
L’OxyPolitik è una cosa strisciante, come la ‘ndrangheta, che ha saputo adattarsi ai tempi modificando il suo punto di vista antistatale, imparando a vivere nello Stato. La ‘ndrangheta non è come la camorra che esce in piazza e ostenta la propria forza, ma è come un cancro che si diffonde in modo silenzioso e prepotente, diventato il garante di tanti altri sodalizi criminali, come nel campo della cocaina per cui detiene il monopolio a livello europeo.
«L’OxyPolitik è come benzina sul fuoco, perché si alimenta la semplificazione sempre di più» continua Rio raccontando come nel libro ci sia un altro ragionamento, che tutto vuol essere tranne che una verità assoluta e che evidenzia come lo stare sui social non riduce e non contrasta l’astensionismo, allontanando le persone dalla politica, perché non crea un dibattito. Secondo lo studio portato avanti da Demoskopika si è notato come negli ultimi dieci anni l’utilizzo dei social è aumentato e la partecipazione al voto sia andata in controtendenza con una linea netta discendente. Rio ha di fatto trovato una relazione tra l’utilizzo dei social e l’astensionismo che traduce così: «Il tasso di partecipazione al voto fino al 1987 era composto da 13,5 milioni di italiani in più rispetto alle ultime elezioni. Significa che la maggioranza del governo nel Paese si è ottenuta con meno voti e meno sforzo», questo è un dato allarmante, perché se per ipotesi e solo per ipotesi la ‘ndrangheta si candidasse alle elezioni con il partito, immaginato dal presidente di Demoskopika, della ‘Ndranghetocrazia, questo riuscirebbe ad ottenere circa 700mila voti, equivalenti a otto parlamentari, cinque deputati e tre senatori.
Risultato che è stato possibile evincere grazie ad un approccio scientifico basato su tre fasi: reperimento di dati ritenuti sensibili ai fini della ricerca attraverso fonti ufficiali e/o autorevoli, integrazione dei dati con la lettura di documenti e/o redazionali ufficiali del Ministero dell’Interno, degli organismi antimafia e delle forze dell’ordine e non solo, per finire con la costruzione di un dataset che desse il risultato finale attraverso le informazioni rilevate nelle fasi precedenti.
Durante la presentazione si è parlato anche di “mala-sanità” che passa attraverso questo OxyPolitik. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha messo sul tavolo tutte le mancanze in essere senza alcun preambolo, proponendo un’analisi e una previsione chiara con numeri alla mano sul prossimo futuro della Sanità italiana. Parlando della valutazione sui programmi elettorali legati alla Sanità, analisi che sono state fatte nel 2018 e nel 2022, è emerso un dato preoccupante: «Quello che viene fuori dall’analisi è che la Politica non ha le idee chiare su quale è lo stato di salute del Servizio sanitario nazionale e le proposte sembrano un po’ buttate a caso, un po’ per populismo, un po’ per buttare fumo negli occhi e questo spesso senza conoscere i numeri e le situazioni reali…».
Anche da qui si evince come la dipendenza da social abbia eliminato nella maggior parte degli astensionisti e/o probabili elettori un pensiero critico, in grado di analizzare le problematiche messe sul tavolo. L’elaborato non si ferma alle tematiche trattate fino ad ora, spaziando in modo oggettivo sui giovani, sull'hate-speech, ponendo l’occhio di bue anche su una nuova figura che possa portare una miglioria al contesto politico, come quella dei Poli-tecnici.
Ne segue che la dipendenza da “qualunquismo social”, come lo definisce Rio, viene sfruttata dai politicanti per allontanare dal nocciolo della questione, creando un’involuzione del pensiero critico. Il problema sta nel fatto che l’OxyPolitik non si vede, non è tangibile e lavora silenziosamente sul tessuto sociale, nelle menti e nelle coscienze di chi fa abuso di social. Mentre si parla di indebolimento e di in-fiaccamento della politica i problemi del Paese persistono.