Pasqua, ponti e rincari: il viaggio di ritorno in Calabria resta un lusso per pochi. Ogni anno la stessa scena: biglietti esauriti, prezzi alle stelle, tratte sature giorni prima e centinaia di studenti, lavoratori e fuorisede costretti a fare i conti con l’ansia del rientro. Ma quanto costa davvero tornare a casa in Calabria per Pasqua o per i ponti di primavera? E perché questa semplice esigenza familiare diventa, ogni anno, una corsa a ostacoli?

Quest’anno, tra Pasqua (20-21 aprile), 25 aprile e 1° maggio, si forma un lungo periodo di ponti che incentiva molti italiani a spostarsi, soprattutto chi vive lontano da casa. La combinazione delle festività permette potenzialmente dieci giorni consecutivi di pausa. Eppure, per chi viene dal Sud, tornare non è mai semplice, né tanto meno economico.

Treni e aerei: la rincorsa al biglietto meno caro

Dai dati raccolti dalle principali piattaforme di viaggio emerge un quadro sconfortante:
• Un volo Roma–Reggio Calabria con ITA Airways parte da 95 euro solo andata, ma i prezzi salgono facilmente oltre i 150 euro sotto data.
• Da Milano, i voli più economici superano i 100 euro, con punte che sfiorano i 200 euro nei giorni di punta.
• I treni ad alta velocità da Roma a Reggio Calabria (5 ore e 20 minuti circa) partono da 21,90 euro, ma solo se prenotati con largo anticipo. Le tariffe salgono rapidamente fino a 80-90 euro nei giorni più richiesti.
• Da Milano a Reggio Calabria, il prezzo minimo si attesta intorno ai 40 euro, ma nei fine settimana pasquali può superare facilmente i 120 euro, per un viaggio di oltre 9 ore.

A questi si sommano i costi di ritorno, vitto, eventuali pernottamenti, coincidenze e mezzi locali. Il conto può facilmente superare i 250-300 euro a persona per chi parte dalle città del Centro-Nord. E spesso si viaggia di notte, su treni strapieni o voli in orari scomodi.

Ma se ogni anno si ripete lo stesso scenario, è lecito domandarsi perché la Regione Calabria non investa in treni dedicati per chi vuole tornare a casa durante le feste. La Sicilia ha già attivato convogli speciali per i rientri natalizi e pasquali: perché non può farlo anche la Calabria?
Basterebbero due treni in più, uno da Milano e uno da Roma, per garantire un rientro dignitoso a centinaia di ragazzi e lavoratori. Una misura piccola, ma di grande impatto sociale. Iniziative lodevoli come queste rappresentano e sottolineano l'interesse concreto delle istituzioni verso i propri cittadini, soprattutto verso chi studia e lavora fuori e contribuisce ogni giorno, anche da lontano, al benessere della propria regione.

Il peso economico della distanza

Uno studio condotto dall’Università di Pisa ha stimato che oltre mezzo milione di italiani si sposta ogni anno per ricevere cure, motivi familiari o lavorativi, generando un flusso da 3,7 miliardi di euro in direzione Nord. Una parte significativa di questi spostamenti riguarda proprio le regioni del Sud come Calabria, Puglia e Sicilia.

In assenza di collegamenti accessibili e frequenti, la distanza geografica si trasforma in una discriminazione economica. Tornare a casa diventa una possibilità riservata a chi può permetterselo. Gli altri restano nelle città del Nord, spesso soli, senza reti familiari, a vivere le festività come un privilegio negato.

Questo fenomeno si riflette anche nella mobilità sanitaria e studentesca: chi ha mezzi si cura o studia altrove, chi non li ha resta intrappolato in un sistema che offre poco e pretende molto. A pagare il prezzo, in silenzio, è chi si sacrifica per mantenere i legami con le proprie radici, pagando voli e treni a cifre esorbitanti per poter passare qualche giorno con la famiglia.

Diritto alla mobilità

Il diritto alla mobilità non può essere un privilegio. Se davvero vogliamo parlare di coesione territoriale, di lotta allo spopolamento e di valorizzazione dei legami con la propria terra, serve un cambio di passo concreto. Investire in treni per il Sud, abbassare le tariffe, garantire continuità nei trasporti pubblici: sono queste le politiche che fanno la differenza nella vita quotidiana dei cittadini. Chi torna a casa non cerca un favore, ma esercita un diritto. E la politica ha il dovere di ascoltare, rispondere e costruire soluzioni. Prima che anche il ritorno, come la partenza, diventi un atto sempre più raro.