In varie zone della Calabria nel periodo di carnevale si producono vari dolcetti: il più comune è la classica pignolata, ma anche i “nacatuli” e le castagnole semplici o anche con la ricotta. Ma tra i dolci più noti ci sono le “chiacchiere” dalle mille forme: le più diffuse sono a forma di fiocchetto, ma in alcune aree della regione sono anche a forma di mascherina.

I più anziani ricordano che i loro avi dicevano che le “chiacchiere” si mangiano appunto tra una chiacchiera e un’altra, con gli amici, accompagnate da un buon bicchiere di vino. Le frittelle dolci di patata si prestano a ogni variante: chi è datato di grande fantasia può sperimentare anche varie forme, così come ha fatto la signora Carmela di Brattirò, un paesino nel comune di Drapia, in provincia di Vibo Valentia.

Con la stessa ricetta dei “nacatuli”, versa in una ciotola uova, zucchero, farina, olio e anice per poi mescolare tutto insieme. Appena l’impasto diventa leggermente consistente, Carmela continua la lavorazione con le mani sulla tavola di legno, fino a quando l'impasto non diverrà completamente intenso. Inizierà così a comporre tre piccoli cordoncini ognuno lungo 15 cm che intreccerà tra loro formando la cosiddetta treccina. Solo a questo punto verranno fritte nell'olio di oliva e poi servite con lo zucchero a velo.