VIDEO | Prima della mobilitazione di qualche settimana fa, che ha sbloccato le anticipazioni della Regione Calabria, la crisi aziendale della storica ditta crotonese, era stata aperta dal licenziamento di lavoratori che denunciano isolamento. Ecco le ragioni dell’avvocato che li difende
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Non si è ancora spenta l’eco dello sciopero degli autisti delle autolinee Romano che, dopo licenziamenti e ridimensionamenti, hanno protestato per i dimezzamenti degli stipendi “costringendo” la Regione Calabria ad altre anticipazioni all’azienda per poter pagare i lavoratori che avevano fermato il trasporto pubblico di e da Crotone lo scorso 17 ottobre. La crisi, a detta di tutti, è stata solo rinviata a gennaio prossimo e anche le istituzioni lo sanno benissimo. Ciò che si stenta a comprendere è che la vicenda dei 13 lavoratori che erano stati licenziati in tronco, già ad aprile, aveva contorni poco chiari.
La denuncia arriva dall’avvocato Antonella Nocita che, assieme all’avvocato Fabio Pellegrino, difende i loro interessi: «La vicenda, addirittura a prima di marzo scorso, ed ha fatto bene a rammentarne la storia ben più datata e tragica dello sciopero di qualche settimana fa, quando l’azienda, dopo aver sfruttato al massimo la cassa integrazione per covid, successivamente decide prima di proporre a buona parte degli oltre 230 lavoratori il part time e dopo di procedere ad un licenziamento davvero strano».
Erano stati gli stessi lavoratori che avevano incrociato le braccia il 17 ottobre scorso ad averlo rammentato: gli autisti chiedevano infatti conto alla proprietà, perché si dicevano stanchi di ascoltare quelli che loro chiamavano alibi sui ritardi della Regione Calabria, non solo nei pagamenti, e di una mancanza di programmazione e prospettiva; ma anche di un mancato controllo, pure previsto, della Regione nei confronti del contratto di servizio. Colpiva che, solo per fare un esempio, oramai fosse stata dismessa da tempo l’attività di trasporto fuori regione pur “fittando” l’autostazione ad altre ditte che facevano e fanno invece proseguire, con alacre e proficua azione che, come è arcinoto, va a “supplire” un collegamento di questa fascia jonica a dir poco davvero straziante. Svariate sigle di trasporto su gomma che, con tratte di ogni genere quotidiane, muovono migliaia di passeggeri di ogni tipo, soprattutto grazie alla quasi inesistente alternativa al trasporto (tratta su ferro quasi inesistente e tre soli voli settimanali).
«Già a settembre 2021 l’azienda convocò molti (tra i quali i tredici che difendiamo), ed aprì una manifestazione di interesse con cui disse di decidere ad horas, con tempistiche davvero incredibili, che o avrebbero accettato di passare part time o avrebbe dovuto proseguire con la cassa integrazione, innescando chiaramente una lotta tra i lavoratori davvero incredibile, visto, soprattutto il comportamento delle sigle sindacali» prosegue nel racconto l’avvocatessa Nocita. «La cassa integrazione – concludono gli avvocati – fino a gennaio 2022 ha “aiutato” l’azienda a tamponare i costi, dopo solo silenzio e una politica di “divide et impera” con troppi complici: ma i soldi della Regione servono solo le aziende o debbono tutelare il diritto al trasporto pubblico?».