A un'emergenza si deve rispondere in maniera molto veloce. Nel febbraio del 2020, non appena giungono le prime notizie di quello che poi sarebbe stato il virus della pandemia, all'università Mediterranea di Reggio Calabria, il Dipartimento Diceam inizia a pensare a come realizzare un disinfettante nella maniera più veloce, con componenti facilmente reperibili. Componenti alle quali si decide di aggiungere l'essenza di bergamotto. Un mix unico, capace di riportare un po' di normalità laddove paura e improvvisazione avevano preso il sopravvento. Disinfettanti creati all'interno dell'Ateneo e che, da Reggio, sono arrivati nell'emergenza fino all'ospedale Bambin Gesù e alle università del Nord del Paese.

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«Abbiamo utilizzato la ricetta dell'Organizzazione mondiale della sanità, con l'aggiunta del bergamotto». A raccontare questa storia è Francesco Mauriello, professore associato Chim/07 – Unirc. «Siamo partiti un po' per gioco – spiega - quando le prime immagini iniziavano ad arrivare dalla Cina. Ci siamo cimentati a trovare una ricetta e siamo partiti da quella di base dell'Oms per le pandemie africane: alcol, glicerolo e acqua ossigenata. Si è subito capito che quello era il metodo più economico e più rapido per produrre qualcosa che potesse essere distribuito su larga scala. Ci siamo accorti che, dal laboratorio, dalle poche decine di litri, bisognava passare alle centinaia. In quel momento la cosa più complicata era l'approvvigionamento dell'alcol. La ditta reggina Capua è stata quella che ne ha donato enormi quantità, sia di alcol che di essenza di bergamotto. Novamedical che si occupa di vendita di prodotti chimici, ha fornito il glicerolo. Le prime boccettine e l'acqua ossigenata le abbiamo reperite nelle farmacie e nei supermercati a tappeto, cercando di prenderne il più possibile».

Come si è arrivati all'aggiunta del bergamotto? «Il bergamotto è stato usato perché ha anche proprietà antisettiche, quindi, oltre alla protezione offerta dalla ricetta standard, garantiva ulteriori proprietà antisettiche e apportava il tipico odore gradevole. L'effetto del profumo non è da sottovalutare perché in un momento di pandemia, quando le persone dovevano passare tra le mani qualcosa di inodore, rischiava di essere un gesto sterile. Farlo con qualcosa di profumato rendeva più l'idea della normalità. Ed è stata l'arma vincente per non pensare, per qualche secondo, a ciò che stava succedendo».

Un altro contributo importante è l'idea dello spray dei disinfettanti, sempre al bergamotto. «Siamo stati i primi chimici – aggiunge Mauriello - a utilizzare la formula spray. Si utilizzava solo il gel mani, ma per preparare l'addensante si ritardava il processo poiché c'era bisogno comunque di maggiori tempi e costi. Noi abbiamo pensato subito alla forma spray innovativa che poi si è diffusa».

I numeri parlano di «5.000 litri di igienizzante mani, 20.000 litri di disinfettante per ambienti, oltre 8.000 flaconi da 100ml in occasione degli esami di stato, donati a tutte le scuole della provincia reggina. Polizia, carabinieri, vigili del fuoco, Curia, Comune di Reggio, altri comuni, case di riposo, l'Hospice, l'ospedale di Scilla. Tutti quelli che hanno fatto richiesta hanno ottenuto in maniera gratuita i prodotti, nessuno escluso» chiarisce Mauriello.

E i feedback? «Abbiamo ricevuto tante lettere di ringraziamento. Basti pensare che noi stessi abbiamo rifornito del nostro detergente mani, grazie alla passata Governance dell'Ateneo, dall'Ospedale Bambin Gesù di Roma, ad alcuni ministeri (quello dell'Università e della Ricerca), e ancora le università di Bergamo e di Brescia. Siamo arrivati prima di altri perchè la catena di beneficenza messa in moto è stata rapidissima. Siamo riusciti in tempi record a trasformare tutto quello che ci veniva donato in detergente profumato di bergamotto».