Il progetto di giustizia riparativa avviato dalla Caritas in sinergia con il tribunale di Locri. Il presidente del Tribunale Accurso: «Reintegrare i detenuti è possibile»
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Il riscatto sociale e l'inclusione passano per il lavoro. La Caritas Diocesana di Locri-Gerace ha avviato un'iniziativa che coniuga occupazione e solidarietà. Un detenuto condannato a una pena di 15 anni, ha iniziato a lavorare al Porto delle Grazie di Roccella Jonica attraverso un percorso di assunzione del progetto di giustizia riparativa “Pro.Me.: profeti di speranza, mendicanti di riconciliazione” che vedrà il coinvolgimento di diversi detenuti nel processo di reinserimento sociale attraverso opportunità lavorative.
«L’obiettivo che ci siamo dati e che sto curando da 10 anni è quello di attivare un progetto di inclusione per i detenuti del carcere di Locri che fanno lavori nel luogo dove sono stati condannati per far comprendere loro il senso del ripristino della legalità offerto da chi gli ha inflitto le condanne, come nel mio caso – ha espresso il presidente del tribunale locrese Fulvio Accurso - Un riacquisto della dignità lavorando per la collettività che hanno lacerato con i loro delitti. L’importante – ha proseguito Accurso - è far capire che non tutti i detenuti sono uguali, ci sono quelli incalliti che perseverano e delinquono costantemente, e poi quelli che per vari motivi e superficialità giovanili commettono delitti che vanno a scontare tanti anni dopo, quando sono diventate persone diverse, ma il sigillo dei detenuti è pessimo perché li fa uscire dal contesto sociale. Loro possono pienamente reintegrati».
È il caso di Ilario, condannato a una pena di 15 anni che non ha ancora finito di scontare dallo stesso giudice che oggi siede accanto a lui in conferenza stampa. Da qualche mese lavora come ormeggiatore allo scalo roccellese e nonostante le diffidenze iniziali, si è fatto sin da subito voler bene da tutti. «Per me è una nuova vita – ha detto - sto pagando per errori giovanili ma è una bella esperienza, il lavoro mi piace, mi hanno tutti accolto molto bene. Nel frattempo mi sono sposato e a maggio diventerò padre di una bambina».
Alla conferenza stampa hanno partecipato anche la direttrice della Caritas diocesana di Locri Carmen Bagalà e il sindaco di Roccella Jonica Vittorio Zito. «L’importanza di questo progetto è l’idea che la giustizia riparativa esca dagli schemi tipici dei tribunali per aprirsi alla società civile e alla comunità – ha rimarcato Bagalà - le persone restano tali a prescindere dal reato commesso. Il porto ha accettato questa sfida nuova per questo territorio e mi auguro possa essere un faro per altre realtà imprenditoriali». Per il primo cittadino roccellese «Si tratta di un’iniziativa che dà il senso della speranza e lancia un messaggio fortissimo. E poi si fonda sul concetto di responsabilità, concetto che in Calabria conosciamo poco perché siamo alla ricerca di motivi per aggirarla».