Catanzaro prima sede per la proiezione del docufilm “Le parole non bastano”, una raccolta di testimonianze ispirata al libro ‘La Tazzina della Legalità’ edito da Giacovelli editore. Sullo schermo del Teatro Comunale, alla presenza degli autori, la pellicola è stata proiettata alla platea composta in gran parte da studenti delle scuole cittadine.

La sceneggiatura ripropone, in parte, le testimonianze riportate nel volume "La tazzina della legalità" ed è stata realizzata in collaborazione con la curatrice della produzione editoriale, Mary Troiano. L’idea originaria è di Sergio Gaglianese e di Matteo Tubertini.

Sergio Gaglianese

Il successo, il carcere, la missione

Marco Sorbara è ex consigliere regionale ed assessore in Valle D’Aosta e proviene da una ingiusta detenzione dal 2019. «L’accusa era di associazione ‘ndranghetistica ed i tre gradi di giudizio mi hanno salvato. Ora vado in giro a parlare ai ragazzi: famiglia, fede e sport mi hanno aiutato a superare questa terribile esperienza. Sono un uomo delle istituzioni e non voglio dare giudizi, ma dobbiamo parlare ai giovani facendo capire che la mafia è la cosa peggiore per ogni persona».

Testimoni molto speciali

Piera Aiello, ex testimone di giustizia: «Essere qui è importante per fare sapere cosa abbiamo vissuto. Ogni anno incontro fino a 15mila giovani, a dirgli che la malavita ruba i loro sogni. Questi ragazzi sono già informati ed attenti, spesso li sottovalutiamo».

Mauro Esposito, testimone di giustizia: «Ringrazio Gaglianese che mi ha coinvolto. Anche io voglio divulgare l’idea che la ‘ndrangheta si sconfigge con la legalità. Come trovo i ragazzi? Nonostante i format che esaltano la malavita li vedo molto preparati, anche in ambienti a rischio dove tengo incontri sul tema».

Nicola Catanese, caposcorta di Paolo Borsellino: «Il senso della mia partecipazione a questa iniziativa è che da piccolo già difendevo i ragazzetti dai bulli dell’epoca. Sono arrivato alle scorte di Palermo per cui sono stato pronto a morire e ci sono andato vicino. Lo Stato ce la sta mettendo tutta, ma anche la società civile – come Gaglianese e la sua associazione – devono fare la propria. Ragazzi, non piegatevi alle angherie: camminate a testa alta e fatevi rispettare nel nome della legalità».

Ma i giovani cosa pensano?

Lorenzo Maiolo, quarto anno Industriale di Catanzaro: «Una bella esperienza perché già conoscevo Sergio Gaglianese. Noi e la mafia? Alla nostra età la figura dello spione o dello sbirro è una figura vista male. Ma stare dalla parte della legalità è la cosa più giusta da fare: prima si capisce questa cosa e prima si diventa grandi».

Mimmo Scordino, ex sovrintendente capo Polizia in pensione (sezione catturandi Palermo): «Ho partecipato alla cattura di vari capi-mafia, come Salvatore Prestifilippo, Mario Marchese e tanti altri killer. Altri tempi ed altri metodi più difficili rispetto alle tecniche moderne. Anche una manifestazione del genere sarebbe stata inconcepibile in Sicilia come in Calabria. Ed allora parliamo a questi ragazzi, trasferendo loro la mentalità della legalità. Diceva Falcone che anche pagare il biglietto dell’autobus è un piccolo quotidiano segno di rispetto della legalità».

21 testimonianze dirette e senza effetti speciali

Silvio Valzani è la firma del docufilm, sobrio e crudo, nato dopo l’attentato alla Guglielmo Spa a Copanello di Stalettì nell’estate 2022: «È un percorso lungo 18 mesi che ha selezionato 21 testimonianze da trasferire agli spettatori affinché si facciano un’idea. Difficoltà tante ma anche soddisfazioni vere. La produzione cinematografica è in fase di rilancio, noi abbiamo deciso di non mettere alcun filtro tecnico né tagli. Alla politica non mandiamo messaggi, ma a tutti diciamo di essere persone perbene, altra strada non c’è».

Una Tazzina sempre più “buona”

Matteo Tubertini, titolare della Guglielmo: «Ringrazio Sergio per questo obiettivo di stasera. Vogliamo solo portare la nostra esperienza negativa all’attenzione del pubblico. Il tempo lenisce alcune ferite, siamo propositivi e la nostra azienda ha trovato nuova linfa dopo i brutti fatti di qualche anno fa. La “Tazzina” ci sta emozionando perché il network sta crescendo fisiologicamente».

Inutili le mani pulite tenute in tasca

«Abbiamo storie di successo calabrese, uno spaccato in chiaroscuro di quanto vediamo – afferma Sergio Gaglianese – Nessun contributo pubblico ma ce l’abbiamo fatta. Non siamo solo ‘nduja e ‘ndrangheta, ma anche tanta gente per bene. Alcuni fatti ci fanno sfigurare: manca il coraggio di cambiare. Dobbiamo alzare la voce. Don Milani diceva che sono inutili le mani pulite se poi si tengono in tasca. La politica? Va dove ci sono i tagli di nastri. Al momento della concretezza i telefoni sono spenti ed insorgono “impegni precedentemente assunti”. Poi siamo tutti bravi il 21 luglio a leggere i nomi delle vittime di mafia, a maggio siamo tutti Impastato e Falcone, a luglio siamo Borsellino. Noi chiediamo chiarezza e concretezza, “Le parole non bastano”. Basta commemorazioni. Approfitto per ringraziare il network LaC che ci ha dato sempre spazio».