La città di Reggio Calabria e il dipartimento di Ingegneria dell’università Mediterranea hanno reso omaggio a Rodolfo Zehender (Reggio Calabria 1862 - 1930), illustre calabrese, nell’ambito delle iniziative a corollario della notte europea dei Ricercatori.

Ingegnere civile, fondatore delle società “Riuniti di Elettricità” e “Zehender & C.” grazie alle quali, agli albori del Novecento, a Reggio arrivò la luce elettrica. Autore di primi progetti idroelettrici nella città che rese all’avanguardia anche quando, da primo presidente della Società Tranviaria nata nel 1911, portò il tram.

Oggi presso l’aula magna della facoltà di Ingegneria un incontro dedicato alla sua figura, raccontata alle delegazioni di alcune scuole della città e di studentesse e studenti universitari, ha preceduto la cerimonia di intitolazione della via che conduce al plesso di Ingegneria della Mediterranea. Presenti alcuni familiari dell’illustre ingegnere, i nipoti Roberta, con il marito Totò Mallone e il figlio Mario, Luisa e Guido.

Rodolfo Zehender, un visionario e innovatore

«L’intervento di Rodolfo Zehender all’inizio Novecento è ancora oggi attualissimo. All’inizio del secolo scorso i grandi problemi erano quelli energetici. Zehender riuscì ad affrontarli con la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica. La seconda questione era la mobilità. Rodolfo Zehender promosse tutto il sistema tranviario a Reggio Calabria, portando la città allo stesso livello di città del Nord come Torino e Milano. Dunque sfide assolutamente attuali ancora oggi, dopo 100 anni. Pensiamo alla diga del Menta che attende l’attivazione della centrale elettrica per portare anche energia pulita oltre che acqua alla città e alle nuove generazioni del tram per collegare i grandi servizi. L’Unione Europea definisce la Smart City come una città che affronta le sfide dell’energia e della mobilità. Zehender, dunque, grande innovatore». Così Francesco Russo, ordinario di Ingegneria dei Sistemi della Mobilità sostenibile alla Mediterranea di Reggio Calabria.

Emozioni e orgoglio

«Noi familiari siamo orgogliosi ed emozioni per questa giornata dedicata al nostro nonno. Era per noi un sogno condividere il suo ricordo in modo così collettivo. Fin dalla presentazione del libro “Il tram a Reggio Calabria” del professore Antonino Meduri, quando grazie all’ingegnere Corrado Rindone conoscemmo il professore Russo e toccammo con mano la grande eredità di visioni e saperi che il nonno aveva lasciato, sognavamo una giornata come quella odierna. Ringraziamo davvero tutte le numerose persone che ci hanno sostenuto fino a questa intitolazione.

Io non ho ricordi diretti del nonno perché è morto prima che io nascessi. Conosco, però, la reputazione che ha continuato a parlare per lui e i racconti che in famiglia non sono mai mancati. Era un uomo irreprensibile, padre di sette figli, professionista rigoroso la cui formazioni spaziava oltre i confini del territorio. Seguiva direttamente e personalmente i cantieri e non si risparmiava andando anche fuori per formarsi e tornare a Reggio con idee innovative». Così la nipote Roberta Zehender. Continua a leggere su IlReggino.it.