È drammatico il grido di aiuto che Serena Giordanelli affida al blog di Repubblica di Concita de Gregorio. Insegnante e madre di due bambini di 8 e 11 anni, Serena è la sorella di Anna Giordanelli (in foto) barbaramente uccisa mentre faceva jogging dal cognato il 27 gennaio 2016, Paolo Di Profio, solo «perché la considerava colpevole della separazione con la moglie»


«Ha confessato, ora è in carcere ma vuole uccidere anche me: mi ha scritto che me la farà pagare, le guardie hanno trovato nella sua cella una lettera indirizzata a una persona di sua fiducia. Dice: “Lei va a camminare la mattina in direzione del porto, basta un colpo secco alla testa, mi raccomando scegli delle persone fidate. Se non l’ammazzi almeno mandala sulla sedia a rotelle, è l’unica cosa che può darmi un po’ di pace”»


Troppa la paura di Serena che ha deciso di lasciare la Calabria per trasferirsi in Umbria: «Ho paura perché la corte di Assise di Cosenza gli ha accordato il rito abbreviato. Vorrebbero farlo passare per incapace di intendere e di volere. Se mi ucciderà chi lo spiegherà ai miei figli?».


Serena racconta poi la storia vissuta con il marito, infermiere anestesista, dei suoi problemi con l’alcolismo e delle confidenze alla sorella. Proprio queste si riveleranno «l’inizio della fine. Mi minaccia di morte davanti ai figli. Inizia a usare cocaina. Mi calunnia in pubblico: dice che lo tradisco e che gli rubo soldi. Frantuma il parabrezza e svita i bulloni della mia auto, le videocamere lo provano. Uccide mia sorella. Dopo due settimane dall’omicidio mi viene bruciata l’auto. I carabinieri pensano che sia qualche esponente della cosca mafiosa del mio paese, ma io so che il mandante è lui. Molti, primi fra tutti i suoi familiari, si schierano dalla sua parte contro di me, colpevole di averlo lasciato».


È straziante l’appello di Serena a conclusione della lettera: «In nome di mia sorella uccisa, dei suoi due figli orfani, di tutte le donne che ogni giorno vengono ammazzate vi chiedo: aiutateci finchè siamo ancora vive, non ci piangete solo da morte».