Nel 2024, quasi il 70% delle persone di almeno 14 anni ha detto di prestare attenzione a non sprecare acqua, a conferma della diffusa consapevolezza della necessità di una corretta gestione delle risorse naturali. Permangono però differenze regionali significative, con quote che assumono il valore minimo in Calabria (62,8%) e massimo in Sardegna (75,0%). Lo rende noto l'Istat nelle Statistiche sull'acqua 2020-2022 in vista della Giornata mondiale dell'acqua che ricorre domani.

La Calabria dunque è la meno attenta agli sprechi, nonostante sia la regione con più problemi nell’erogazione dell’acqua nelle case.

Calabria e Sicilia regioni con più problemi nell'erogazione d'acqua

Nel Mezzogiorno, spiega l’Istat, ci sono le maggiori lamentele per irregolarità nell'erogazione dell'acqua, con il fenomeno del razionamento che è più acuto, almeno nelle grandi città. Nel 2024 a livello nazionale l'8,7% delle famiglie dichiara di aver riscontrato irregolarità nel servizio di erogazione dell'acqua nelle abitazioni, una quota invariata rispetto al 2023. 

Tra le famiglie che rilevano irregolarità poco meno del 40% le riscontra durante tutto l'anno, il 27,8% solamente durante il periodo estivo e il 31,2% le descrive come un evento sporadico.

Il disservizio investe, pur in percentuali molto diverse, tutte le Regioni e interessa circa 2 milioni 300mila famiglie. Di queste, oltre due terzi sono residenti nel Mezzogiorno (1,6 milioni di famiglie): Calabria e Sicilia (rispettivamente con il 29,9% e il 29,2% delle famiglie) risultano le regioni più esposte ai problemi di erogazione dell'acqua nelle abitazioni.

Diametralmente opposta, spiega l'Istat, la situazione nel Nord-ovest e nel Nord-est dove appena il 3,1% e il 3,5% delle famiglie, rispettivamente, denuncia un servizio di erogazione irregolare, mentre nel Centro lamenta il problema circa il 6% delle famiglie. Solo il 3,6% delle famiglie che vivono in Comuni con più di 50mila abitanti manifesta disagi relativi alla irregolarità dell'erogazione dell'acqua.

Calabresi tra i più diffidenti sull’acqua del rubinetto

Nel suo report Istat rileva inoltre che c'è ancora poca fiducia degli italiani nell'acqua del rubinetto. Nel 2024, le famiglie che dichiarano di non fidarsi di bere l'acqua del rubinetto sono il 28,7%. Il dato è stabile rispetto al 2023, pur nel contesto di una progressiva riduzione delle preoccupazioni rispetto a venti anni fa (40,1% nel 2002). 

Permangono notevoli differenze sul piano territoriale, passando dal 18,4% nel Nord-est al 49,5% nelle Isole, ha riscontrato l'Istat. A livello regionale, le percentuali più alte si riscontrano in Sicilia (50,0%), in Sardegna (48,2%) e in Calabria (39,9%).

La popolazione che risiede nei Comuni centro dell'area metropolitana o in Comuni piccolissimi (sotto i 2mila abitanti) manifesta meno sfiducia nel bere l'acqua del rubinetto (rispettivamente 25,2% e 26,0%).

Nel 2024 il 76,2% delle famiglie valuta molto o abbastanza soddisfacente la qualità dell'acqua in termini di "odore, sapore e limpidezza" (l'86,4% nel 2023). Le famiglie insoddisfatte sono il 23,8% del totale nazionale, ma la quota è sensibilmente più alta in Sicilia (37,2%), Calabria (34,4%) e Sardegna (33,9%).

Perdite idriche al 45,5% con gestione di enti locali

Le perdite idriche nei Comuni italiani che dispongono di un servizio pubblico di distribuzione dell'acqua potabile si differenziano tra i vari modelli di gestione. Nel 2022, alle gestioni in economia (ovvero quelle in cui il servizio è gestito direttamente dai Comuni o enti locali) corrispondono perdite idriche totali in distribuzione pari al 45,5% del volume immesso in rete. Tale valore è superiore di 3,1 punti percentuali rispetto alla media nazionale (42,4%). Di contro, nelle gestioni specializzate, il valore delle perdite in distribuzione è complessivamente inferiore e pari al 41,9%. Lo rende noto l'Istat nel focus sull'acqua nel periodo 2022-2024.