Intelligenza generativa, opportunità e rischi. Un tema controverso e di grande attualità che è stato affrontato nell'ambito di un evento previsto nelle attività di orientamento previsto per il triennio dell’Istituto di istruzione superiore di Amantea ed organizzato con il Rotary Club Al Manthia.

A parlare con gli studenti del futuro che praticamente è già oggi, è Gianluigi Greco, docente di Informatica dell’Unical e presidente dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificale nominato nella task force del governo Meloni.

E se la dirigente scolastica De Carlo, per introdurre l'argomento, evocando il mito di Prometeo ha ricordato che non c'è artifizio umano che possa avere solo possibilità avendo insito in se la potenzialità del rischio, in realtà il problema attraversa il dibattito internazionale.

Leggi anche

L'aspetto rivoluzionario dell'Intelligenza artificiale sta nella capacità di raggiungere mete e risultati inconcepibili solo pochi anni fa. E così il prof Greco, ordinario d'Informatica dell’ateneo cosentino, è partito da Alan Turing, il matematico britannico che sostanzialmente contribuì alla vittoria della Seconda guerra mondiale perché riuscì a decifrare i codici inviati dai nazisti e svelare così le strategie di guerra del Terzo Reich. Turing fu il primo studioso a parlare di intelligenza artificiale, già nel 1950. Costruì il primo computer e si chiedeva se le macchine potessero pensare. «Da questa intuizione - il professore Greco ha introdotto così il confronto con gli studenti di Amantea - nasce l’intelligenza artificiale, una disciplina che studia se gli elaboratori possano simulare comportamenti intelligenti».

Greco sostiene che nelle scuole questa tecnologia potrà migliorare gli standard qualitativi minimi, soprattutto in zone disagiate o per studenti con bisogni educativi speciali. Ma come funzione l'intelligenza artificiale? «Funziona come il nostro cervello - dice Greco - e noi dobbiamo prendere atto che il mondo è cambiato e che l’IA sarà sempre più presente nella nostra vita». Ecco perché la scuola ha un ruolo fondamentale anche se purtroppo l’Italia è tra gli ultimi paesi della Zona euro per competenze digitali di base e l’utilizzo delle nuove tecnologie.

Per Greco si deve capire che continuare ad avere paura non serve. La rivoluzione è in atto: «La scuola deve rinnovarsi con l’IA ma anche insieme all’IA. Ma serve consapevolezza. Nel giro di poco tempo molte operazioni saranno automatizzate. Bisogna che la scuola sviluppi nuove competenze e nuovi percorsi didattici».

Leggi anche

E i rischi? Greco non ha dubbi: «Più la tecnologia è potente più alto è il rischio. Serve un approccio etico ed è difficile che tutto il mondo contemporaneamente usi l'intelligenza artificiale allo stesso modo. L'esigenza di regolamentazione che si avverte in Europa per esempio non si avverte in America».

Una sensibilità dunque che pone il problema dell'approccio antropocentrico. Una garanzia in qualche modo anche per quanto riguarda la questione dei dati sensibili. I rischi sono tantissimi ma non si sfugge al divenire della ricerca che può diventare progresso o distruzione. Siamo a un bivio, insomma. L'esempio del professore è emblematico: «Per combattere i batteri resistenti all'antibiotico è stato usata la stessa tecnologia che sviluppa gli agenti virali».

Ed a scuola? «Certamente la tecnologia sarà sempre più presente ma i ragazzi a un certo punto devono spegnere il computer e devono saper continuare da soli». Come dire: l'uomo deve rimanere sempre al centro con il suo potenziale sempre acceso. Perché in fondo è stato capace di creare l'intelligenza artificiale.