Il mare non è solo uno scenario da cartolina o una meta per turisti in cerca di relax. È vita, equilibrio, futuro. Lo hanno ribadito ieri sera, all’Hotel 501 di Vibo Valentia, i relatori del convegno “Dialogo sul mare: come tutelare e preservare i servizi ecosistemici marini”, organizzato dai Rotary Club di Vibo Valentia, Hipponion, Tropea e Nicotera Medma. Un incontro moderato dalla giornalista Rai Karen Sarlo e che ha unito scienza, giustizia e cittadinanza per affrontare un tema urgente: come proteggere la nostra risorsa più preziosa.

Pasquale Barbuto, presidente del Rotary di Vibo Valentia, ha aperto i lavori con parole chiare: «Il mare è una risorsa preziosa e chi inquina, in qualsiasi modo, deve essere punito penalmente. Ma non possiamo delegare tutto alla legge. La bellezza straordinaria del nostro territorio deve diventare una responsabilità condivisa. Serve un cambio di mentalità: il mare è di tutti, ma per salvarlo dobbiamo cambiare noi stessi».

Falvo: «Non si può aspettare luglio per preoccuparsi del mare»

Tra gli interventi più attesi, quello del procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Camillo Falvo, che ai nostri microfoni ha raccontato quattro anni di lavoro intenso per scardinare anni di disattenzione e incuria. «Quando abbiamo iniziato, non si conoscevano nemmeno i luoghi in cui erano posizionati i depuratori. Abbiamo dovuto mappare tutto, creare una rete di intervento e cominciare a fare pulizia, anche a suon di sequestri», ha spiegato Falvo.

E i risultati? «Quest’anno, salvo alcune aree critiche come quella tra Pizzo e Lamezia, il mare è stato pulito come non si vedeva da decenni. Ma non possiamo accontentarci. Dobbiamo agire in tempo: svegliarsi il 15 luglio lamentandosi del mare sporco non serve a nulla. È una questione culturale. I cittadini devono capire che denunciare chi inquina è fondamentale. È grazie alle loro segnalazioni, tempestive e precise, che siamo riusciti a ottenere risultati».

Falvo ha poi lanciato un monito per il futuro: «Il problema dell’inquinamento marino, aggravato dall’uso di sostanze chimiche, si intreccia con quello dell’innalzamento delle temperature, che favorisce la fioritura algale. Non possiamo intervenire sulla temperatura globale, ma possiamo ridurre l’impatto delle attività che inquinano di più. Questo sarà l’obiettivo del prossimo futuro»

Tra gli aspetti più critici toccati dal procuratore anche quello riguardante il torrente Sant’Anna a Vibo Marina: «Quest'anno abbiamo fatto due tavoli tecnici con la prefettura su questa situazione, l'anno scorso il problema lo avevamo risolto con la chiusura del Sant'Anna. Anche quest'anno avevo suggerito di fare la stessa cosa. Si sono illusi di poterlo risolvere diversamente perché l’inesperienza purtroppo a volte porta anche a questo, e si è intervenuto troppo tardi; ma se avessimo affrontato la questione come l'anno scorso il problema non si sarebbe riproposto. Per il prossimo anno è questa la strada da intraprendere».

Greco: «Un mare meraviglioso che merita rispetto»

Accanto a Falvo il professor Silvio Greco, tra i più autorevoli biologi marini del panorama accademico internazionale e vicepresidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn, che da tre anni collabora a titolo gratuito con la Procura di Vibo Valentia per contrastare l'inquinamento marino. «Il mare Tirreno è un gioiello di biodiversità, ma ogni anno affronta sfide enormi legate alla balneazione. I turisti vogliono il mare blu e lo trovano verde: è inevitabile che si pongano domande», ha commentato Greco.

Il problema, però, non è solo estetico. «La fioritura algale è legata all’enorme quantità di nutrienti, come nitrati e fosfati, che arrivano in mare da attività agricole e industriali. Ed è il caso del tratto di costa tra Lamezia e Pizzo. Nel momento in cui si forza una produzione di alcune produzioni tipiche del periodo estivo, come la cipolla o il pomodoro, è naturale che possano accadere determinati fenomeni. E questa non un’opinione ma un dato certificato da centinaia di analisi chimiche, di centinaia di analisi microbiologiche».

Quanto invece incide l'assenza dei depuratori o il malfunzionamento degli impianti presenti? «Inizialmente pensavamo che incidesse al 100% - ha spiegato il professor Greco -. Dopo tre anni di analisi scientifiche, sappiamo che il 52/55% del problema è legato al malfunzionamento dei depuratori, ma gran parte del problema deriva anche da collettamenti fognari inesistenti e scarichi illegali. Non possiamo più chiudere un occhio su questo».

Greco ha anche evidenziato una scelta cruciale che la Calabria dovrà affrontare: «In alcune zone, turismo e agricoltura intensiva non possono coesistere. Bisogna decidere cosa privilegiare, perché tutto quello che facciamo a terra, inevitabilmente, arriva al mare».