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Il 23% dei comuni italiani non possiede un piano di protezione civile. Un documento fondamentale per la sicurezza pubblica, soprattutto in caso di emergenza. Lo ha tragicamente dimostrato il terremoto che il 24 agosto ha colpito tre regioni del Centro Italia.
Da quel giorno, l’attenzione sul tema della prevenzione antisismica è andata via via crescendo. E si è scoperto che proprio le zone considerate a più alto rischio sismico, coincidono con quelle scoperte, che non possiedono cioè un piano di protezione civile. E’ il caso della Calabria. Secondo uno studio diffuso dalla Protezione Civile di Nazionale, solo 294 comuni su 409, ovvero il 54% del totale, sarebbero in regola con gli standard di sicurezza richiesta.
Una realtà particolarmente penalizzata è quella del Vibonese. Nella cartina riassuntiva della protezione civile, la provincia di Vibo appare colorata quasi totalmente di nero. Colore al quale corrisponde l’assenza totale di piano di protezione civile, è il più alto rischio sismico. Una questione che nei prossimi giorni sarà oggetto di discussione in consiglio comunale. Perché dei 50 comuni del Vibonese, solo quattro- Polia, Fabrizia, Zambrone e Serra San Bruno- sono in regola con la normativa.
A sollevare la questione, a Vibo Valentia, il consigliere comunale Antonio Lo Schiavo, che ha presentato l’ordine del giorno da sottoporre ai colleghi «con la richiesta – spiega – di verifica e di aggiornamento del Piano comunale di Protezione civile necessario in caso di gravi calamità». Scopo della proposta è «dare mandato all’Ufficio tecnico comunale di predisporre, entro e non oltre 90 giorni dalla data di approvazione, l’aggiornamento del Piano, da sottoporre all’approvazione del Consiglio, predisponendo e raccogliendo, a tal fine, tutti i dati cartografici, logistici, statistici, anagrafici e della rilevazione sul territorio di tutte le risorse in caso di emergenza e di tutti i potenziali stati di pericolo».