Il prezzo, carissimo, degli incendi la Calabria lo ha pagato pure quest’anno. Nei giorni caldissimi di luglio sono andati a fuoco ettari di bosco e in tanti hanno visto da vicino – e vissuto – l’orrore delle fiamme che tutto divorano senza esitazione, capaci di proseguire a oltranza se non bloccate in tempo. In campo sono scesi le donne e gli uomini delle squadre di soccorso, ma anche gli stessi residenti dei paesi colpiti, che coi pochi mezzi a disposizione hanno cercato di far fronte all’emergenza e di evitare che l’inferno si portasse con sé una vita intera di ricordi e sacrifici. Ci sono state due vittime, anche. Perché gli incendi questo fanno, uccidono. Piante, animali, territori interi e anche persone.

Fenomeno naturale, sì, ma la gran parte di essi, in Italia, è di natura dolosa. Così dice il report pubblicato da Openpolis, che già nel titolo mette subito in connessione le principali parti in gioco. Si chiama “Incendi, la criminalità ostacola la lotta ai cambiamenti climatici”.

Un circolo vizioso

E partiamo proprio da qui, dai cambiamenti climatici, oggetto alla pari di altri fenomeni del negazionismo di tutta una parte di popolazione. Al netto di chi si ostina a ritenerli un’invenzione, hanno – come sottolinea Openpolis – un «ruolo cruciale» in fatto di incendi. «Innalzano le temperature e indeboliscono gli ecosistemi, rendendoli maggiormente vulnerabili», si legge nel dossier.

Ma certo, lo abbiamo anticipato, non sono l’unica variante in gioco. «Nella maggior parte dei casi tuttavia è l’intervento umano, in ultima istanza, a determinarne l’insorgere. Non soltanto, la causa è spesso di natura volontaria e mirata. Gli incendi per ampliare le aree coltivabili, per favorire la speculazione edilizia, i roghi presso le discariche – come quello avvenuto pochi giorni fa nel comune di Ciampino, alle porte di Roma – sono tutti esempi di reato compiuto al fine di trarre un profitto», scrive Openpolis.

Ed eccolo qui l’altro elemento “forte”: «L’Italia, paese mediterraneo e quindi naturalmente esposto a temperature elevate e siccità e conseguentemente anche agli incendi, aggravati poi ulteriormente dai cambiamenti climatici, è anche un paese che, soprattutto in alcune regioni, riporta una forte presenza di criminalità organizzata, spesso infiltrata nel settore edilizio e nella gestione dei rifiuti. Un fattore che esacerba il problema degli incendi e rende ancora più difficile la lotta ai cambiamenti climatici».

Le denunce in Calabria

Un gatto che si morde la coda e che in Calabria mostra artigli particolarmente affilati. «Il numero più elevato di denunce per danneggiamento seguito da incendio si rileva in Sicilia (244), in Lombardia (195) e in Puglia (134). Tuttavia se messo in rapporto con il numero di residenti, l’incidenza maggiore è in Calabria, con 5,27 denunce ogni 100mila abitanti. Seguono la Sicilia (5,05), la Sardegna (4,65) e la Puglia (3,41). A risultare maggiormente colpite sono quindi le regioni meridionali, dove tradizionalmente si rileva anche una maggiore presenza di criminalità organizzata di stampo mafioso».

«Con “danneggiamento seguito da incendio” – si spiega – si intende l’atto di appiccare fuoco alla cosa propria altrui con il solo scopo di danneggiarla, generando un incendio o un rischio di causarne uno». In termini assoluti, la nostra regione si colloca al sesto posto a livello nazionale con 98 denunce registrate nel 2021, anno a cui si riferisce la rilevazione.

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Calabria ed ecoreati

Ma non c’è solo questo aspetto, come si legge nel report. «Oltre ai dati relativi alle denunce, le forze dell’ordine raccolgono informazioni sui reati registrati. Quelli più recenti sono stati elaborati da Legambiente, nel suo rapporto annuale relativo agli eco-reati: l’organizzazione rileva, nel 2022, oltre 5mila reati di questo tipo».

Sono, nello specifico, 5.207. E il primato, anche qui, è tutto nostro, come ricorda Openpolis. «Prima tra le regioni la Calabria, con 611 reati (11,6% del totale nazionale). Seguono Sicilia (544, 10,6%), Lazio (479), Toscana (441) e Lombardia (415). A livello provinciale i dati più elevati si registrano a Cosenza (372) e a Salerno (221)».

«Rispetto al 2021, che è stato un anno particolarmente problematico – si legge –, si è registrato un miglioramento: meno incendi, più denunce, più arresti e più sequestri. Che non bastano tuttavia a prevedere un miglioramento di medio o lungo termine».

Incendi, reati spia

I danneggiamenti seguiti da incendi, si sottolinea nel report, «rientrano tra i “reati spia” che indicano una presenza mafiosa sul territorio». Ossia, si spiega, «suggeriscono una forma di controllo sul territorio, più che il semplice svolgimento di attività illecite».

«I reati spia – precisa ancora Openpolis – non sono necessariamente riconducibili alle mafie, ma sicuramente sono spesso correlati alle loro attività e dunque utili per la ricostruzione del fenomeno degli incendi e dei singoli eventi».

Sono 1.394 in tutta Italia le persone denunciate per danneggiamento seguito da incendio, un dato inferiore a quello del 2020 (1.564), ma superiore a quello del 2019 (1.197).