L’economista ha illustrato l’ultimo report elaborato dal suo think tank che prende in esame il decennio 2010-2020 e certifica il calo verticale della popolazione. A soffrire non sono soltanto aree interne e piccole realtà
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«Capire quali sono le dinamiche economiche e sociali che condizionano l'andamento demografico sul nostro territorio». È partita da qui la ricerca empirica condotta da OpenCalabria sul fenomeno dello spopolamento. L'indagine relativa al decennio 2010-2020 è stata illustrata al nostro network dal professore Francesco Aiello, docente di Politica economica e presidente della stessa associazione.
«La Calabria sta perdendo moltissimi residenti e l'Istat anticipa che, se nei prossimi anni continuerà la dinamica in atto, la popolazione regionale scenderà a un milione e mezzo di residenti e la nostra economia diventerà sempre più piccola».
Lo spopolamento certificato dalla ricerca di OpenCalabria presenta elementi di eterogeneità e il professore Francesco Aiello spiega: «L'ipotesi iniziale di una dicotomia tra aree interne e aree urbane non ha retto alla prova dei fatti. I dati dicono che su 404 comuni calabresi, sono soltanto 45 quelli che registrano, nel decennio preso in esame dalla ricerca, incrementi della popolazione. Questo significa che 359 comuni presentano tassi demografici negativi; quindi diventa difficile certificare una regolarità empirica su base geografica. Registriamo infatti una forte riduzione della popolazione anche nei capoluoghi di provincia e non soltanto nei piccoli comuni o aree interne».
In provincia di Cosenza sono soltanto undici i comuni che presentano un incremento di popolazione. A differenza della città capoluogo, dove il numero di abitanti continua a scendere, Rende ha visto invece aumentare il numero dei residenti del sei percento. Nel comune del Campagnano la popolazione, esclusi gli studenti universitari, si attesta attualmente sui 36mila abitanti. La crescita è continuata anche negli anni successivi al 2020.
«La mancanza di opportunità lavorative - continua l'economista dell'Unical - è alla base dello spopolamento che affligge i piccoli comuni calabresi. Sono soprattutto i giovani che partono, nella speranza di trovare nuove situazioni lavorative fuori dalla nostra regione. Viviamo in un territorio che presenta un tessuto economico profondamente debole e non esistono al momento condizioni che consentano di invertire la tendenza».
Ultimo passaggio dell'intervista dedicato al rapporto tra fusione Cosenza-Rende-Castrolibero e spopolamento. Sul tema, l'economista Francesco Aiello precisa: «Molto dipenderà dal modo in cui la nuova amministrazione comunale risponderà alla richiesta di servizi di qualità che arriverebbe da una popolazione di circa 110mila abitanti.
A Corigliano-Rossano, per esempio, la popolazione si sta riducendo, ma questo non significa automaticamente che la fusione non abbia avuto effetto, perché non sappiamo cosa sarebbe accaduto senza l'unione dei due comuni. Casali del Manco, invece, è un tipo di fusione che noi economisti definiamo ideale, perché gli ex comuni presentano caratteristiche territoriali simili, tra cui numero di residenti e contiguità geografica. La fusione, in quel caso, ha consentito di arrivare a una popolazione di 10mila abitanti, con una spesa pro-capite molto bassa», conclude il docente di Politica economica Francesco Aiello.