Prima il cosiddetto “pacchetto” Colombo che prevedeva un programma di investimenti industriali da realizzare negli anni 70 anche nella Piana di Sibari, poi l’autostrada che sarebbe dovuta passare dalle pianure ioniche e non inerpicandosi sulla Sila, tra gallerie e viadotti, quindi l’università della Calabria, originariamente prevista nel cuore della piana, dirottata dalla politica cosentina a Rende.

Senza dimenticare tutti gli uffici periferici dello stato dislocati sul territorio e accentrati a Cosenza, per finire con quella che è una ferita ancora apertissima e sanguinante qual è l’accorpamento del Tribunale di Rossano – quattro volte più grande – a quello di Castrovillari.

La battaglia dichiarata dalla cittadinanza attiva di Corigliano Rossano con l’obiettivo di ottenere la propria indipendenza, parte proprio da quei fatti. Ed è anche questo è l’humus in cui germoglia la fusione dei comuni, coi cittadini che si sostituiscono ad una classe politica locale sempre più stampella di quella del capoluogo di provincia.

I tagli alla sanità pubblica, coi i lea più bassi d’Europa, l’alta velocità che – verrebbe da dire – si fermerà ad Eboli, un porto immobile da 60 anni stanno facendo il resto.  
Questi sono i motivi che stanno spingendo il sindaco della città guida della Piana a chiedere a gran voce l’istituzione della provincia della Sibaritide.

Stasi che è politico del e dal popolo, ha già tessuto rapporti con Castrovillari e Acri. L’obiettivo dichiarato è una Sibaritide autonoma, che non navighi più a vista con rotte tracciate a Cosenza e Catanzaro ma che decida il proprio destino in loco, da territorio più produttivo della regione qual è.