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L’articolo 528 del codice penale punisce, quali atti osceni, la produzione di scritti, disegni, immagini od altri oggetti osceni di qualsiasi specie. Il comma tre dell’articolo in questione, non abrogato dalla depenalizzazione del 2016, prevede poi nello specifico che è punito da tre mesi a tre anni chi adopera qualsiasi mezzo di pubblicità atto a favorire la circolazione di oscenità. Come, appunto, la frase in questione, palesemente a doppio senso.
Cosenza, Occhiuto toglie i manifesti sessisti, l'azienda querela
Così l’amministrazione comunale di Cosenza replica alla querela preannunciata dall’azienda di informatica promotrice della campagna pubblicitaria considerata sessista dal sindaco, tanto da ordinare la rimozione dei manifesti recanti il messaggio ritenuto offensivo per le donne.
Pubblicità sessista, il sindaco Occhiuto: «Verrà rimossa»
“Siamo impegnati a operare per il bene della collettività raccogliendone le istanze di disagio – tiene a sottolineare il sindaco Occhiuto – Sinceramente, mi sarei aspettato dall’azienda in questione un atto di scuse, visti i tanti messaggi di ringraziamento che ho ricevuto dai cittadini. Scuse, che, naturalmente, non dovevano essere rivolte al sottoscritto ma, in particolar modo, alle moltissime donne indignate dai loro slogan promozionali. Mi stupisce quindi la minaccia della querela e l’uso strumentale, sempre deprecabile, di temi come la disabilità al fine di imporre le proprie ragioni. Mi auguro – conclude Occhiuto – che prevalga dunque il buon senso e che non si sfrutti questa vicenda per incrementare ulteriormente la visibilità dell’azienda”.
Salvatore Bruno