«Se io avessi parlato di meno o avessi fatto scelte diverse nella mia professione, sarei stato procuratore della Repubblica o qualcos'altro almeno tre anni prima. Ma a me questo non interessa e mi posso ancora permettere il lusso di dire quello che penso. E questo vale anche sulla liberalizzazione delle droghe leggere». Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri intervenendo a Camigliatello Silano alla giornata conclusiva della manifestazione “Stelle del Sud”, organizzata dall’associazione Assud.

 

«Io - ha aggiunto - non considero la mia una posizione di retroguardia. Non mi interessa essere alla moda o no. Molte volte nel mio lavoro ho fatto delle scelte impopolari e per questo l’ho pagata».

 

Secondo Gratteri «uno Stato democratico non può permettersi il lusso di legalizzare le droghe leggere, e cioè ciò che fa male secondo quanto è dimostrato scientificamente. Basti dire che la corteccia cerebrale, che mediamente è di sei millimetri, con l’uso sistematico di marijuana, si riduce di quattro millimetri. Se si vogliono impoverire le mafie non ha alcun senso liberalizzare le droghe leggere. Allora tanto varrebbe, per combattere realmente il narcotraffico, liberalizzare il consumo della cocaina, il traffico della quale rappresenta il grande affare delle mafie. La liberalizzazione delle droghe leggere, dunque, in questo senso, rappresenta un falso problema. Occorre informarsi bene prima di parlare di questi argomenti e fare proposte che tengono conto della realtà del territorio. E se io mi esprimo in questi termini è perché ho lavorato in modo sistematico su queste questioni e in certi territori. Per trent’anni - ha concluso Gratteri - ho combattuto i narcotrafficanti di tutto il mondo e penso di poter parlare di questi argomenti a ragion veduta».