«L'appuntamento del 21 marzo, in cui il nome e cognome di figlie, figli, mariti, mogli, madri e padri, fratelli e sorelle verrà pronunciato ad alta voce, è importante. Anno dopo anno, i familiari aspettano questa giornata. La aspettano sempre. Ognuno di loro ricorda in privato, in famiglia. Con una messa in suffragio commemora il congiunto. Poi il silenzio avvolge queste storie di distacco violento e dolore. Il 21 marzo è, invece, il segno di una memoria che è orgoglio, che è consapevolezza che insieme a loro ricorda quel sacrificio estremo tutto il Paese».

Spiega così l'attesa del 21 marzo Stefania Gurnari, madre di Antonino Laganà, sopravvissuto al ferimento alla testa a soli 3 anni da un proiettile il 6 giugno del 2008 a Melito Porto Salvo, oggi referente di Libera Memoria Reggio Calabria.

Anche quest'anno ha coordinato il folto gruppo di familiari reggini che ieri mattina è partito con il resto della delegazione calabrese alla volta di Trapani, in vista dell'odierna XXX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico. Un appuntamento che dal 1996 coincide con il primo giorno di primavera, dal significato fortemente simbolico di rinascita e di rinnovo dell'impegno per l'affermazione dei principi di legalità

Già ieri l'arrivo a Trapani di oltre 500 familiari provenienti da Campania, Calabria e Sicilia in rappresentanza di centinaia delle 1101 vittime innocenti delle mafie di cui oggi saranno letti ad alta voce nomi in piazza Vittorio Emanuele a Trapani alle ore 11.

Francesco Floramo

Tra gli ultimi 20 nomi di vittime innocenti inseriti, di cui 11 donne e 5 minori, ci sono molte storie avvenute tra gli anni '80 e '90. Tra queste anche quella di Francesco Floramo, agricoltore, padre di cinque figli. Aveva denunciato di aver subito minacce e richieste estorsive, facendo arrestare e condannare i suoi estorsori. Otto anni dopo, il 20 giugno 1990, fu ucciso a colpi di lupara mentre stava tornando a casa, alla guida del suo trattore.

Oltre 1100 vite spezzate dalla violenza mafiosa di cui l'80% senza verità e giustizia. Il monito di questa edizione della giornata è "Il vento della memoria semina Giustizia", per sottolineare un'urgenza che non è solo quella di ricordare ma anche quella di conoscere, di accertare le responsabilità, di fare chiarezza e di assicurare alla giustizia e alla storia i responsabili.

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