«Da donna del Sud ho dovuto fare una scalata più faticosa», così la messinese Francesca Moraci, urbanista di fama internazionale e docente dell’Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria, protagonista della puntata di vis-à-vis di martedì 8 novembre, si è raccontata a Paola Bottero, direttore strategico del gruppo e del network.

«Gli anni ’70 per noi adolescenti sono stati segnati dalla riflessione politica, dall’occupazione delle università e da eventi molto dolorosi per il nostro Paese. È stato un periodo molto formativo, mi ha rapportato fin da subito al senso delle istituzioni, alle regole, alla capacità di dialogare per cambiare le cose rispetto alla violenza dilagante che c’era intorno a noi». Dopo il liceo scientifico si iscrive all’università di Architettura di Reggio Calabria, per poi proseguire gli studi negli Stati Uniti presso la Northeaster University di Boston, dove consegue il Master in Economic Policy.

Una lunga carriera la sua, che le ha dato tante soddisfazioni, portandola a ricoprire quasi tutti i ruoli all’interno dell’Università. Come ogni storia che si rispetti, però, non è filato sempre tutto liscio. In particolare, racconta la delusione provata per non aver ricevuto la carica di rettrice nel 2010: «Reggio Calabria non era ancora matura per un rettore donna».

Per molti anni si è sentita sotto esame in quanto donna, ma questo non l’ha di certo fermata, anzi è stata la miccia che ha acceso la sua battaglia per dare voce a chi non ne ha. Determinazione, coraggio e un pizzico di ribellione l’hanno portata ad essere inserita nella classifica delle 100 donne che stanno cambiando l’Italia: «Io cerco di cambiare il nostro Paese attraverso la didattica, la ricerca e le attività culturali. Mi batto per il Sud e per le donne e cerco di fare il possibile nello spazio di manovra che ho».

Francesca Moraci è stata consigliera di amministrazione di Anas e dal 2018 è consigliere di amministrazione del Gruppo Ferrovie dello Stato. L’approccio filosofico e umano accompagna ogni sua azione, anche se ha avuto sempre dei ruoli molto tecnici: «Per me l’uomo deve essere al centro. Fare urbanistica significa in primis pensare al benessere delle persone. Penso che la città sia in una fase molto complessa. Vediamo la transizione digitale e quella ecologica, in un tempo molto compresso che non ci fa percepire la direzione del cambiamento». La puntata è disponibile su LaC Play.