Ha iniziato a donare il sangue dal 1976 e da allora non ha mai smesso. Carmine Aquila, 68 anni, questa mattina, nella sede Avis di Cosenza, ha festeggiato la sua 110ma donazione di sangue. Un atto d’amore del quale, spiega, non ha più mai potuto fare a meno e che gli ha consentito anche di vincere le sue paure.

«Ho iniziato a donare nel 1976 a Bologna - dichiara all’agenzia di stampa Agi - quando ero militare. Stavo guardando il Gran Premio di Formula Uno e ho letto un avviso: avevano bisogno urgente di sangue. Così, alle sei di mattina accompagnato dai miei commilitoni, sono andato a donare. Ma ero terrorizzato dall’ago. Dopo quella volta ho fatto saltuariamente delle donazioni di sangue: sono andato a Roma per donare il sangue a mia suocera, poi a una familiare e un’altra volta l’ho fatto per amicizia».

Ma in quelle occasioni era sempre stato accompagnato dalla paura. Fino a quando non ha incontrato Franco Amendola, dipendente dell’Avis, che, racconta, «mi ha trasmesso sicurezza e dal 1992, ogni 90 giorni faccio la donazione di sangue. Mai nessun ripensamento, anzi il Covid mi spingeva ancora di più a donare perché sapevo che c’era bisogno di sangue». 

Questa mattina è andato a fare la donazione assieme al figlio che ha 40 anni e che di donazioni ne ha già fatte 38. Carmine è stato festeggiato da tutto lo staff dell’Avis. E si ritiene «fortunato perché  - dice - godo di ottima salute». 

Dopo aver spento la sua 110esima candelina all’Avis di Cosenza dove ha iniziato a donare ufficialmente dal 1992 (“le donazioni di prima non erano registrate”), Aquila ha voluto lanciare un messaggio ai futuri donatori: «All’inizio è difficile - spiega - ma poi si provano delle emozioni forti di cui non si può più fare a meno». Ha solo un po’ di nostalgia perché «tra poco dovrò lasciare per l’età». Ma, promette, continuerà a impegnarsi per sensibilizzare alla donazione di sangue.