«Da oltre un anno io ed altri musicisti abbiamo fondato un laboratorio elettroacustico del MIAI, il Museo Interattivo di Archeologia Informatica di Rende nato circa venti anni fa da un gruppo di studenti dell’Università della Calabria che hanno recuperato una serie di computer donati dall’università, li hanno restaurati ed hanno iniziato a raccogliere calcolatori di varie epoche e dimensioni sino a raggiungere un museo interregionale di oltre duemila pezzi» - comincia così il racconto di Dario Della Rossa, musicista e fondatore del laboratorio elettroacustico.

Passione per la musica e l'innovazione ma soprattutto una buona dose di sperimentazione, ed è proprio la scoperta, la ricerca di forme non convenzionali, del linguaggio musicale che ha spinto 4 ragazzi ad unirsi e collaborare creando performance suggestive e improvvisate che sono uniche ed irripetibili.

«Ho sempre avuto questo approccio esplorativo alla musica, tendendo ad esplorare sempre ambiti non tradizionali. La storia è fatta di relazioni umane, si conoscono persone e scambiano delle visioni e suggestioni, ed alla fine succedono questi eventi. Mi ritrovo con le persone che lavorano e gestiscono il museo che ci danno la possibilità di esplorare nuovi linguaggi» - racconta Massimo Palermo, uno dei membri del laboratorio elettroacustico.

«Da noi a Cosenza non c'è grosso fermento musicale, a livello sperimentale ancor peggio. Se non c'è nulla, lo creiamo noi» - ci confessa Alessandro Rizzo, membro del laboratorio e musicista digitale

«E per questo siamo qui: per portare il nostro pensiero musicale. Ascolto e musica, la connessione che si crea tra noi e il pubblico diventa una delle cose più interessanti e divertenti che ho potuto fare in vita mia»

Quattro amici che si conoscono da tempo e cominciano a guardare verso nuovi orizzonti musicali ed è proprio nel MIAI, grazie ai computer a disposizione del museo, che comincia questo lungo viaggio. Remo, Alessandro, Massimo e Dario iniziano a utilizzare quei vecchi pc per cominciare a sperimentare nuove forme sonore. Da un lato la computer music, dall'altro le vecchie sonorità che si fondono in veri e propri linguaggi che prendono forma.

Un progetto crossmediatico che parte dalla nascita e dalla storia dei computer, dalla programmazione e quindi da quella che ora definiremmo archeologia informatica che si fonde completamente con qualcosa di innovativo: usare la programmazione e i suoi linguaggi per costruire il suono.

«Nelle nostre performance decidiamo alcune cose e ci diamo delle linee guida ma non sapremo mai cosa succederà realmente, dobbiamo sempre ascoltarci e muoverci in una direzione comune per creare una connessione tra l'aspetto visuale e la parte musicale» - racconta Massimo Palermo - «Noi cerchiamo di muoverci nel flusso della storia con linguaggi di oggi e con una sensibilità contemporanea, eventi come questi ti danno la possibilità di tenere un legame con la storia».

Parlando di arte non si possono non citare i veri protagonisti del CubeStage di Villa Borghese. 

Il racconto nella puntata de LaCapitale Eventi andata in onda nella fascia di Mezz'ora da LaCapitale, ed ora disponibile su LaC Play.