La velenosa uscita dell’ex pm di Poseidone sui social punta nuovamente i fari sulle compromesse condizioni delle acque lungo il Tirreno. E intanto le corse locali sui binari possono diventare un inferno
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Chi si rivede. E chi si rilegge. Non uno qualsiasi per intenderci. Gigi de Magistris direttamente da Poseidone, il tempo sembra essersi fermato. Per lui ma non solo per lui. Da procuratore di Catanzaro tra il finire dei Novanta e l'inizio del Terzo millennio firma la maxi inchiesta contro la maladepurazione di Calabria impastata a massoneria confluita nelle acque più torbide di sempre. Quelle di sempre. Milioni e milioni di euro fintamente spesi per la California che non è mai nata.
Oggi dal poco metaforico finestrino di un viaggio che non ha mai concluso scorge una enorme chiazza «di m… nel mare» con altrettanta scarsamente metaforica linea che va da Praia a Mare a Lamezia. «Dal finestrino di un treno qualche giorno fa – scrive de Magistris – ho scorto tra Praia e Lamezia chiazze marroni nel mare. Si tratta di m…, cloaca, fogna. Nulla è cambiato in questi anni…».
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Segue cronistoria della maxi inchiesta Poseidone, genesi di oltre 20 anni fa. Super commissario e governatore Peppino Chiaravalloti, cerimoniere nel mirino di de Magistris Giancarlo Pittelli. «Ho scoperchiato la massomafia calabrese e il concorso esterno alla mafia, reato che Nordio vuole cancellare». Fiumi di milioni che il giovane pm napoletano era certo di aver intercettato non confluire nella depurazione delle acque e dei mari ma lungo conti correnti privati e sterminati. E a giudicare dal colore «di m…» del mare contemporaneo spiato dal finestrino del treno «nulla è cambiato da allora».
De Magistris gioca nel suo post tra passato e presente probabilmente trascurando il dato che sono passati più di 20 anni e più che Cassazioni reiterate rischia di dargli ragione il colore sempre più verde «m…, fogna, cloaca» del mare di questi giorni. Lungo la costa tirrenica ovviamente. Sbircia da un treno, Gigi de Magistris.
Fortuna per lui che non è tratta locale su littorine conterranee ad ospitarlo. Quelle senza aria condizionata che spesso e volentieri abitano l'altra sponda, il tratto jonico dal mare più pulito ma splendidamente isolato. E con trenini degli anni Settanta senza aria condizionata. Che camminano non gratis però. Si fa chiamare contratto di servizi tra Regione Calabria e Trenitalia. Tpl, trasporto pubblico locale per i cultori della materia. 80 milioni di euro all'anno di soldi della Regione nelle casse di Trenitalia. 14,5 euro a chilometro. Spesso e volentieri per mandare in giro trenini vuoti perché senza aria condizionata. Spedizioni nel deserto tra macchinisti bagnati di sudore e stazioni da film western. Anche questa, forse soprattutto questa, è l'estate di Calabria. Non gratis però.