L’associazione dei Volontari Italiani del Sangue ha voluto rendere un tributo alle oltre 90 vittime del naufragio prima dell’assemblea annuale in programma a Torre Melissa
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«Non avremmo potuto e non abbiamo voluto ritrovarci con donatori e donatrici di tutta la Calabria qui nel crotonese senza dedicare un pensiero alle vittime del naufragio di Steccato di Cutro», ha sottolineato il presidente dell’Avis regionale OdV Calabria, Franco Rizzuti. La 52^ assemblea regionale dell’Avis Calabria, quest’anno programmata a Torre Melissa nel crotonese, è stata preceduta da un momento di raccoglimento in memoria delle oltre novanta vittime del naufragio a Steccato di Cutro di due mesi fa.
Il presidente Avis regionale OdV Calabria, Franco Rizzuti, il presidente dell’Avis provinciale OdV Crotone, Pietro Vitale, accompagnati dal sindaco di Cutro, anche lui donatore di sangue, Antonio Ceraso, hanno deposto dei fiori al monumento eretto dall’amministrazione comunale e divenuto un monito di solidarietà e accoglienza. Un gesto corale simbolicamente compiuto da tutte le delegate e da tutti i delegati delle Avis comunali e provinciali di tutta la regione.
«Il nostro lavoro quotidiano è rivolto al prossimo e le assemblee annuali rappresentano una preziosa occasione in cui rinnovare impegno ed energie. Essere qui, in questo momento essenziale per la vita associativa, è stato un dovere al quale ci siamo sentiti chiamati. Intendiamo manifestare vicinanza a chi ha vissuto questo dramma e ringraziare chi, come il sindaco di Cutro, l’amministrazione comunque e tutta la comunità, in quei momenti così strazianti ha mostrato il volto migliore della Calabria», ha sottolineato ancora il presidente dell’Avis regionale OdV Calabria, Franco Rizzuti.
«Vi ringrazio di cuore di essere qui. È mia profonda convinzione - ha evidenziato il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso - che i riflettori non debbano mai abbassarsi su questa tragedia. Sarebbe come far morire due volte quelle persone. Non potrò mai dimenticare quella mattina in cui arrivammo su questa spiaggia e trovammo donne e bambini nudi sopravvissuti al mare. Il tam tam che subito lanciammo per affrontare quel dramma chiamò a raccolta la Calabria migliore che, al di là di falsi stereotipi, conta la maggior parte della sua popolazione. Questa è stata per noi un’esperienza fortissima che stiamo condividendo intensamente con la comunità islamica. Un’esperienza dolorosa che ancora porta il peso di salme rimaste senza nome e di otto, forse nove, corpi che il mare non ha restituito. Soffriamo con loro, impegnandoci ad alimentare speranza», ha concluso il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso.
Era in corso l’assemblea dell’Avis Comunale OdV di Reggio Calabria quando iniziavano ad arrivare le prime tragiche notizie da Steccato di Cutro. Era il 26 febbraio scorso. Sulla spiaggia i resti di un caicco andata in frantumi a qualche centinaio di metri dalla riva. Da Smirne, lungo la rotta turco-calabra, il aveva trasportato oltre duecento persone. Su quella spiaggia calabrese iniziava la conta. I sopravvissuti sarebbero stati solo ottanta. Una strage. L’inizio di un dolore senza fine scandito dallo strazio dei sopravvissuti e dai corpi, oltre 90, anche di bambini, restituiti dal mare nelle settimane successive. Molte ombre sulla gestione dei soccorsi e un tempo che passa mentre si è, più o meno, consapevoli che in quel naufragio a perdere il respiro sia stata tutta l’umanità.