È la sera del 25 novembre 1959 quando il Crati - ingrossato dalle eccezionali piogge del giorno precedente - cambia inesorabilmente la vita degli abitanti del centro storico di Cosenza. Il fiume tempestoso trascina a valle alberi abbattuti dalla forza del vento e detriti di ogni genere che trasformano il ponte di San Lorenzo in una diga.

Piazza Spirito Santo e piazza dei Valdesi finiscono sott’acqua: pochi minuti appena, e il cuore commerciale della città smette di battere. Il fango - che in alcuni punti raggiunge i due metri di altezza - silenzia il vociare del mercato popolare e delle botteghe artigianali: cinquecento famiglie rimangono senza sostentamento. Il Genio civile stimerà in 450 metri cubi al secondo la portata di piena del fiume Crati.

L’alba del 26 novembre getta un fascio di luce infausto sulla devastazione. I cosentini s’aggirano spiritati tra i vasci affogati dalla melma, sussurrano «non ci restano che gli occhi per piangere» e ringraziano la Madonna del Pilerio che, la vita almeno non l’ha persa nessuno.

L’acqua invade anche la caserma dei pompieri, situata sulla sponda sinistra del Crati. Il (compianto) caporeparto Orlando Mitidieri scrive: «Lo sparuto organico dei vigili del fuoco del 26° Corpo di Cosenza iniziò le operazioni di soccorso, aiutando le persone rimaste bloccate nel fango tramite imbracature realizzate con funi di canapa. Alcune autovetture furono ritrovate a Castiglione cosentino. Arrivarono squadre di pompieri da tutta la Calabria, ma anche dalla Campania e dal Lazio. I vigili del fuoco operarono ininterrottamente fino al 20 dicembre: prosciugamenti, sgombero di detriti e fango, verifica di stabilità degli edifici, sgombero di carogne di animali e merce avariata, ripristino di fogne e canali di scolo. Il personale intervenuto consisteva in un ufficiale e sessanta uomini, tra sottufficiali e vigili semplici».

Un treno della Croce Rossa scarica alla stazione di Paola beni di prima necessità, mentre il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi si premura di inviare alla Prefettura di Cosenza un telegramma che esprime vicinanza alla popolazione colpita dall’esondazione del fiume Crati. Inizia il lento e inarrestabile spopolamento del centro storico. Nel 1961, si conteranno 19.769 abitanti: dieci anni prima erano 30.765.