Prima la deposizione di un mazzo di fiori sul ponte di Cosenza a lui intitolato, poi un dibattito con l’intervento di storici ed esperti che ne hanno tratteggiato il profilo. Così la Fondazione Giacomo Mancini ha ricordato nell’ottantesimo anniversario della scomparsa, a soli 34 anni, la figura di Mario Martire, intrepido aviatore che pagò con la deportazione e con la morte il suo impegno al fianco dei partigiani nella lotta al nazifascismo.

Dalla passione per il calcio a quella per l’aviazione

Dai Lupi della Sila a Mauthausen il titolo dell’iniziativa che evoca anche l’altra grande passione del pilota, il calcio. Ufficiale della regia aeronautica italiana, dopo l’8 settembre del 1943 riuscì a sfuggire ad un rastrellamento dei tedeschi che bloccarono nei pressi di Cassino il convoglio ferroviario sul quale Mario Martire viaggiava per raggiungere Foggia, dove stavano confluendo le forze armate dell’esercito italiano. Riuscì a riparare a Venezia da una delle sorelle e qui sostenne la resistenza. Fu catturato in seguito alla denuncia di un delatore, torturato e poi trasferito in una cava di granito di Gusen, uno dei campi di lavoro estremo di Mauthausen dove, allo stremo delle forze, spirò nel febbraio 1945, pochi mesi prima della liberazione.

Il ritorno alla dimensione del cielo

Il suo corpo venne cremato e le ceneri sparse in cielo. Così Mario Martire tornò simbolicamente nella dimensione che più nella sua vita aveva amato. Sono tra gli altri intervenuti Leonardo Spataro, docente di storia e filosofia del Liceo Bernardino Telesio, Francesco Martire, nipote di Mario, e Fulvio Terzi, autore di numerose pubblicazioni sulla storia di Cosenza. «Per molti cosentini Mario Martire è solo il nome di un ponte sul Busento – ha detto tra l’altro il professor Spataro – dove peraltro molti miei alunni transitano senza chiedersi chi fosse questo importante personaggio che ripudiò l’ideologia fascista per abbracciare un sentimento di libertà ancora oggi di straordinaria importanza. E la libertà implica – ha affermato ancora il docente - la conoscenza di quello che siamo stati e di quello che siamo adesso affinché rimanga, la libertà appunto, un elemento costante della società civile che pure è in continua evoluzione».

La storia non si sfratta

Giacomo Mancini jr ha sottolineato come tra le funzioni della Fondazione intitolata al nonno, indimenticato leader del Partito Socialista, vi sia anche quella di mantenere un legame con la storia, «soprattutto quando si tratta della storia di cosentini illustri che hanno combattuto contro il fascismo. La storia va sempre ricordata, onorata, studiata, approfondita ed in questo cerchiamo, in qualità di rappresentanti di un istituto culturale, di fare la nostra parte». Poi la chiosa con una punta di polemica: «Ripeto, la storia è giusto studiarla, ricordarla. È invece sbagliato quando la storia viene sfrattata».

L’iniziativa in ricordo di Mario Martire, vittima del regime nazifascista. Le celebrazioni in occasione dell'ottantesimo anniversario della sua morte.