Le superiori a Catanzaro, la laurea a Roma e le inchieste a Napoli. Dalle accuse che l'hanno travolto all'assoluzione. Ecco chi è il nuovo capo del dipartimento di pubblica sicurezza (ASCOLTA L'AUDIO)
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Vittorio Pisani lo chiamavano "il predestinato". Che prima o poi ce l'avrebbe fatta ad arrivare in cima, si bisbigliava tra i corridoi della Questura di Napoli quando ancora, da capo della Mobile, occupava una stanza piena zeppa di modellini di Volanti e calendari. Negli anni, Pisani ha attraversato il confine del sole e dell'ombra senza uscirne a pezzi e nemmeno con una macchia addosso. É passato dal calore degli applausi al gelo di un’indagine che l’ha travolto prima di restituirlo al suo lavoro da innocente, dopo tre anni di processo.
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La polemica con Saviano
Con Roberto Saviano duellò a distanza facendo rimbalzare sulla stampa dichiarazioni che sollevarono un polverone. «Io faccio anticamorra dal 1991 - disse rispondendo a una domanda di Vittorio Zincone -. Ho arrestato centinaia di delinquenti. Ho scritto, testimoniato… Beh, giro per la città con mia moglie e con i miei figli, senza scorta. Resto perplesso quando vedo scortate persone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, carabinieri, magistrati e giornalisti che combattono la camorra da anni. Non ho mai chiesto una scorta. Anche perché non sono mai stato minacciato. Anzi, quando vado a testimoniare gli imputati mi salutano dalle celle». Una posizione che gli costò una marea di polemiche e una richiesta di chiarimento in tribunale sul passaggio che riguardava la concessione della scorta allo scrittore. «Saviano ci riferì di minacce avvenute in un negozio dei Quartieri - disse -. Svolgemmo accertamenti e mostrammo alcune foto a Saviano, che però non riconobbe in loro le persone che gli avevano rivolto minacce. La decisione della scorta ovviamente non spettava a noi». Punto e a capo.
La fiction Rai
Caos mediatico a parte, i suoi successi, nel campo delle inchieste contro la camorra, macinano consensi e ispirano anche gli sceneggiatori televisivi che studiano i suo modi e le sue tecniche investigative per tirarne fuori un protagonista credibile per il piccolo schermo. Non è un segreto che il personaggio di Michele Romano (interpretato da Claudio Gioè), capo della Mobile di Napoli, è disegnato proprio su di lui, Vittorio Pisani, nella miniserie Rai “Sotto copertura” che racconta la cattura di Michele Zagaria, boss del Clan dei Casalesi. Dalla realtà alla finzione, ma tutto è partito dalla Calabria.
Le scuole a Catanzaro e il primo lavoro a Napoli
Nato a Catanzaro, classe 1967, dopo la maturità in un istituto tecnico commerciale, Pisani decide di indossare l’uniforme seguendo l’esempio di suo padre, che era stato agente della stradale, e di iscriversi all’Istituto superiore di Polizia, a Roma, e poi all'Università "La Sapienza" dove si laurea in giurisprudenza. Alla fine del primo anno i suoi voti sono così alti che gli valgono il premio “Luigi Calabresi”. É solo il primo passo.
A Napoli ci arriva a 23 anni e si fa le ossa sulle volanti prima di essere trasferito alla Mobile. Anche lì è la strada la prima maestra. Omicidi e latitanti sono il pane quotidiano di un poliziotto dal carattere deciso che si dedica al mestiere giorno e notte. La prima soddisfazione arriva poco prima degli anni 2000. Nel ’97 viene promosso e messo a capo della sezione Omicidi. Sotto la sua direzione finiscono in manette Antonio Iovine e Michele Zagaria, i due boss latitanti del can dei Casalesi.
L'indagine per favoreggiamento
Riflettori, congratulazioni, gloria. La luce prima del buio. L’ascesa di Pisani viene bruscamente interrotta e arriva un’indagine a suo carico. L’accusa è di favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio. A inguaiarlo sono le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, l’ex boss Salvatore Lo Russo. Nel 2013 Pisani ne esce completamente pulito ma lascia Napoli approdando al Servizio Centrale Operativo (Sco) di Roma. Di Lui Attilio Bolzoni scriveva nel 2011: «Spregiudicato, schivo, elegante e altezzoso, nella Napoli dei duri Vittorio Pisani si sentiva il più duro di tutti. Colpa sua e ogni tanto colpa anche di qualcun altro. Il suo questore Merolla, un paio di mesi fa, l’ha paragonato per talento al bomber Cavani. Vecchi metodi polizieschi e risultati investigativi eccellenti».
Dall'Aise alla nomina di capo della Polizia di Stato
Con le ombre ormai alle spalle, la corsa di Vittorio Pisani non conosce mezzanotte: sulle tracce di un latitante sparito tra le isole del Mediterraneo, si fa notare per intraprendenza e fiuto. Doti che permettono di arrivare alla cattura di Francesco Prudentino, contrabbandiere pugliese, che s’era rifugiato da mesi in Grecia. Qualche tempo dopo, Pisani vince un concorso da dirigente perché per lui la scalata è ancora tutta da fare. Nel 2019, già consigliere ministeriale al Viminale per l’immigrazione, viene nominato vicedirettore dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna). Oggi, con la benedizione di Salvini, che lo stima da anni, un altro gradino della scalata di quello che ancora oggi in molti chiamano il “superpoliziotto” dal destino già scritto.