Ai piedi del Monte Cucuzzo, in provincia di Cosenza, sorge il comune di Cerisano con appena 3.000 abitanti, dichiarato nel 1984 borgo di interesse turistico di grande prestigio. Famose sono le sue castagne, con una tradizione molto antica: sin dal ‘700 quando l'economia del paese girava tutta intorno al castagno. Alcuni anni fa, tali piante sono state colpite da una piccola vespa chiamata Cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus), che, arrivata dalla Cina probabilmente nel 2002, li stava distruggendo. Fortunatamente grazie ad una “lotta” biologica nazionale sembra che l'insetto sia scomparso.

Stanno scomparendo, però, anche le varie tradizioni che giravano intorno alle castagne: non solo la raccolta del mese di ottobre (che oggi per via del cambiamento climatico si sta prolungando anche a novembre), ma anche le cure che la pianta di castagno richiede lungo tutto l'arco dell’anno. Un tempo, nel mese di agosto, la castagna era una ricchezza per chi aveva degli animali come pecore e capre, perché si andava a fare la "frunna" cioè gli alberi venivano potati e le foglie venivano date agli animali, visto che in quel periodo l'erba scarseggia. Allo stesso tempo venivano tagliati i rami che crescevano intorno al tronco, i cosiddetti polloni, che vanno a succhiare nutrimento togliendolo così al frutto del castagno.

Dai polloni si ricavano le lamine di castagno per fare i cesti, altra tradizione che stava scomparendo ma che un giovane di Cerisano, Andrea Perrotta, ha ripreso dopo la morte del nonno - l'ultimo cestaio di Cerisano. Andrea ha iniziato a smontare i cesti che aveva fatto il nonno nel corso degli anni, e così ha imparato come si realizza un cesto ed oggi sa costruirne di varie forme. Oltre a ciò, ha organizzato, coinvolgendo alcune persone del paese, una giornata per la raccolta delle castagne e dei funghi, cercando di far ricordare le vecchie tradizioni in modo che il tempo non le possa far dimenticare.