Le case popolari di via Marco Polo a Polistena, al centro delle polemiche dopo una interrogazione dell’opposizione, non sono accatastate e l’incombenza spettava all’Agenzia del demanio che le ha trasferite al Comune nel 2015.
E che si sia di fronte ad un caso lampante di malaburocrazia, che danneggia i cittadini, è uno degli assegnatari dei 50 alloggi a spiegarlo. «Senza accatastamento – afferma – non è possibile da parte nostra riscattare l’immobile. Sono state fatte delle assemblee, in cui questo problema è stato rappresentato all’amministrazione comunale». Circostanza confermata dal sindaco Michele Tripodi che, dopo aver ordinato una serie di sopralluoghi, garantisce.

«La nostra intenzione – spiega – è quella di verificare caso per caso il possesso del titolo e la condizione dei singoli alloggi. Una volta terminata questa verifica, abbiamo intenzione di procedere con un accatastamento delle situazioni possibili». I 7 caseggiati, come spesso accade in Calabria, presentano delle situazioni abitative diversificate. Ci sono infatti piccole e grandi costruzioni aggiunte, che non necessariamente devono essere classificate come abusi edilizi – stante il vizio del mancato accatastamento che è colpa di un ufficio dello Stato – situazione che il sindaco con l’espressione «matassa che, nata in tempi non recenti, vogliamo sbrogliare dove è possibile a favore di quei cittadini che sono in regola o si mettono in regola».


Il mancato accatastamento è stato oggetto di una interrogazione dell’opposizione, firmata anche dal consigliere Giancarlo Cannata – un tecnico molto conosciuto e apprezzato a Polistena – e, di fronte al caso politico scoppiato, il sindaco ha ricordato «i nostri uffici sono mobilitati da tempo, numerosi e recenti sono stati i sopralluoghi, per non lasciare nulla d’intentato, ma è certo però che chi propone soluzioni facili e indistinte non aiuta affatto».